Rinnovabili

Una casa in 100 miglia


Come il cibo, anche l’architettura può essere a “chilometro zero” o, come in questo caso limitata entro le “100 miglia”. Per rilanciare il valore della bioarchitettura legata alle tradizioni staccandosi per un attimo dalle innumerevoli sperimentazioni dell’architettura green hi-tech , l’Architecture Foundation of British Columbia ha indetto pochi mesi fa il concorso “100 Miles House” destinata ai progetti residenziali capaci di “mettere alla prova la logica del presente, formulare nuove domande, e sperimentare varianti che consentiranno nuove possibili forme di abitazione”, ovvero architetture costruite esclusivamente con materiali e sistemi realizzati, prodotti o riciclati entro le 100 miglia dalla città di Vancouver.

Il concorso era destinato alla ricerca di un nuovo modello per abitare, rappresentato in questo caso da una casa unifamiliare per 4 persone da 111mq dove il concetto di sostenibilità potesse esprimersi anche attraverso l’utilizzo di prodotti e finiture di lusso, ma a basso impatto ambientale. Pure avendo individuato un’area geografica ben precisa all’interno della città canadese, i progettisti non avevano alcuna vincolo normativo, per riuscire nell’intento di realizzare una costruzione “esportabile” anche ad altre nazioni.

Il concorso si è concluso il 19 maggio scorso con la premiazione di cinque progetti selezionati a partire da un totale di 57  partecipanti provenienti da 17 differenti Paesi.

MYCO HOME, 1° premio: la casa commestibile

Ridurre l’impatto ambientale della costruzione partendo dai materiali utilizzati fino ad arrivare alla produzione stessa di cibo. L’edificio proposto dall’architetto Tony Osborn è in grado di “trasformare i prodotti di scarto in un sistema  per la costruzione di muri che inizia colonizzando la fibra di legno riciclata con micelio di fungo. Il prodotto finale è un blocco edilizio resistente al fuoco, alla muffa e altamente isolante che, durante il suo ciclo di produzione, fa nascere due colture di funghi commestibili“.

Un sistema costruttivo del tutto innovativo e naturale, dotato di grande prestazioni energetiche che permettono di minimizzare la necessità di sistemi di climatizzazione “artificiali”. Ogni singolo blocco funziona come un mattoncino LEGO, assemblabile direttamente grazie alla struttura interna e senza l’utilizzo di cemento o altro collante. Tutti gli elementi della MYCO HOME a partire dai muri fino ad arrivare alla copertura ed alle finestre, sono ottenuti da un percorso di riciclo di materiali da demolizione, ovviamente provenienti da cantieri collocati entro le 100 miglia.

Dotata di pannelli fotovoltaici, la “Myco Home” produce tanta energia quanta ne consuma, trasformando gli “scarti” in risorsa.

Zero E House, 2° premio: l’essenza della Passivhause

Progettata dal team scozzese di Neil Burdford, Alex Pearson, Joseph Thurrott Architects, il secondo premio è stato assegnato ad un’abitazione ad impatto zero, energia zero ed emissioni zero. Dall’orientamento ai materiali da costruzione, tutto nell’edificio ha come unico fine quello di ridurre la richiesta energetica, limitando prima di tutto i consumi. Da vera Passivhause l’azione più importante è svolta dall’involucro che protegge gli ambienti della casa senza ricorrere ad accorgimenti imopiantistici, ma nello stesso tempo la facciata esterna è dotata di una pelle “intercambiabile” adattabile a qualunque contesto.

Nel rispetto della regola principale del concorso, tutti i materiali che compongono la Zero E House possono essere reperiti entro un massimo di 100 miglia dal centro della città.

Won Jin Park, 3° premio: efficienza semplice

Un alloggio economico e di piccole dimensioni, che applica innumerevoli strategie sostenibili: pannelli solari, fotovoltaico e riscaldamento geotermico, pavimento radiante, raffreddamento passivo, tetto giardino, parete verde e pavimentazione esterna permeabile. Costruita esclusivamente con materiali reperibili localmente, la medaglia di bronzo premia la modernità delle forme, sempre nel rispetto della sostenibilità.

L’orientamento studiato ed i sistemi di protezione passiva delle facciate esterne permettono alla casa di massimizzare l’illuminazione naturale limitando l’apporto di calore, inoltre la provenienza

Accanto ai tre vincitori ufficiali, il concorso ha assegnato un premio speciale per l’innovazione alla “The Bee House“, la nuova frontiera dell’abitare urbano. La struttura progettata dal team statunitense permette una visione unica di una casa ad energia zero, inserendo nella costruzione tutti gli elementi necessaria alla produzione energetica rinnovabile, ma anche una serie di zone verdi per la coltivazione diretta, un bacino di raccolta dell’acqua piovana, un sistema per la produzione di compost, fino ad arrivare addirittura ad una piccola vigna e ad un’arnia portatile.

 

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