Rinnovabili

La rete sotterranea che attraversa il Regno Unito

Costruire una nuova rete infrastrutturale che si estenda per tutta la Gran Bretagna, un nuovo hub aeroportuale, una nuova stazione, un nuovo estuario per il Tamigi affiancato ad una centrale idroelettrica, creare una rete sotterranea di trasporto e stoccaggio dell’energia e rivoluzionare il trasporto nazionale ed internazionale, tutto esclusivamente ad energia zero ed in un’ottica sostenibile. Non si tratta di un progetto decennale di pianificazione per il Regno Unito, bensì di un unico complesso progetto, proposto da Lord Norma Foster, per trasformare l’immagine dell’UK e portarla al top dell’efficienza mondiale. Il masterplan proposto dall’Archistar è stato sviluppato in collaborazione con Volterra Partners per gli aspetti economici e con lo studio Halcrow per le infrastrutture.

Il cuore del progetto è collocato in corrispondenza dell’estuario del Tamigi (55 km da Londra) dove potrebbero sorgere il nuovo Hub aeroportuale della Gran Bretagna ed un nuova complessa centrale di produzione energetica. Da questi due elementi prende il nome l’intero progetto: “Thames Hub”, a tutti gli effetti un sistema di controllo delle maree che, oltre a proteggere Londra dalle eventuali inondazioni previste per i prossimi anni, sfrutterà il moto ondoso delle acque, per produrre energia pulita consentendo al grande nodo infrastrutturale di non pesare sull’ambiente. La barriera dovrebbe essere lunga 5 chilometri e larga 500 metri, producendo un quantitativo energetico tale da soddisfare la richiesta di 76.000 famiglie.

La stima del costo totale per la realizzazione del progetto è pari a 50 miliardi di sterline (58 miliardi di euro) per 10-15 anni di lavori, rispettivamente suddiviso per la realizzazione del nuovo sistema stradale, il nuovo porto, la costruzione dell’aeroporto destinato a 150 mln di passeggeri l’anno e la realizzazione della stazione ferroviaria sottostante il terminal, studiata per un bacino d’utenza pari a 300.000 passeggeri al giorno e che collegherà con l’alta velocità, la città di Londra alle principali città della Gran Bretagna e dell’Europa.

 

Produrre energia pulita

Non serve sottolineare la complessità del progetto, che crea una nuova spina dorsale nel sistema dei collegamenti e del trasporto energetico, spostando completamente le infrastrutture sottoterra e liberando lo spazio di superficie per il potenziamento dei servizi dedicati alla persona, come le piste ciclabili, i trasporti pubblici, gli spazi verdi e nuove tipologie edilizie qualitativamente migliori. La lungimiranza del progetto è lodevole, considerando soprattutto l’attenzione riservata al tema dell’efficienza energetica, alla sostenibilità ed alla limitazione dell’impatto ambientale del masterplan.

Secondo lo studio condotto dalla Foster + Partners, il bacino del Tamigi è il luogo ideale per produrre energia pulita, avendo la possibilità di sfruttare la potenza del fiume per la centrale idroelettrica e per l’avanguardistico impianto di generazione energetica attraverso il moto ondoso. Le potenzialità della tecnologia installata permetterebbero una produzione superiore ai 525 GWh/anno, sufficiente ad alimentare completamente la struttura aeroportuale (circa 400-600 GWH/anno) e con la possibilità di inserire nella smart-grid nazionale, l’eventuale energia in eccesso.

 

L’integrazione delle infrastrutture

Il nuovo Thames Hub ha tutte le potenzialità per diventare un nuovo modello di integrazione tra le infrastrutture, inglobando in un’unica estesa rete l’aeroporto, ferrovia, circolazione stradale, collegamenti elettrici e produzione elettrica.

Le sezioni dell’area di progetto, pubblicate dallo studio Foster + Partners sono decisamente suggestive ed efficaci: la spina dorsale del progetto si sviluppa sottoterra, esattamente in corrispondenza del bacino di attraversamento del Tamigi, dove per altro dovrebbe avvenire la produzione principale di energia, ed è concepita come una sovrapposizione di piani funzionalmente divisi (aerei, treni, auto, pedoni, infrastrutture energetiche).

La particolarità forse più interessante, è il posizionamento della rete energetica (i cavi dell’alta tensione, il sistema a fibre ottiche, la distribuzione dell’acqua) in uno di questi condotti interrati, appositamente studiato per essere indipendente ed ispezionabile, utile nel risolvere il problema di manutenzione e concentrando lungo un’unica spina dorsale, tutta la rete di infrastrutture del Paese.

La tecnologia al servizio dello sviluppo pulito.

“Dobbiamo avere il coraggio, la volontà politica, l’intelligenza, il buon senso di investire ora nella nostra infrastruttura. Se vogliamo generare un sistema di trasporto moderno ed infrastrutture energetiche per la Gran Bretagna, per questo secolo e oltre, abbiamo bisogno di riconquistare la lungimiranza e il coraggio politico dei nostri antenati del 19 ° secolo e attingere alle nostre tradizioni di ingegneria, design e paesaggio. Altrimenti non lasceremo alle future generazioni, la possibilità di scegliere”.

Forse eccessivamente catastrofista, ma lo spirito dal quale è scaturito questo progetto è esattamente questo: la possibilità di mettere in pratica tutte le conoscenze di cui disponiamo attualmente, per generare un ambiente migliore, per migliorare la qualità dei trasporti, l’efficienza energetica, ridurre l’impatto ambientale, l’inquinamento ed assicurarci una qualità di vita superiore.

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