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Tetti “sudati” per ridurre il calore

Un particolare materiale che reagisce al calore come il corpo umano, assorbendo l'acqua piovana per restituirla goccia a goccia all'aumentare della temperatura, sottraendo il calore all'edificio.

(Rinnovabili.it) – Le sfide per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni degli edifici, non hanno confini, nell’ultima incredibile sperimentazione dell’ETH di Zurigo, centro ricerca e sperimentazione tecnologico più importante del Paese, i ricercatori sono riusciti ad associare ad una struttura edilizia, un comportamento fino ad oggi esclusivamente proprio del genere umanao: il sudore. Un processo tanto semplice quanto importante, quello della sudorazione che consente la sopravvivenza di umani ed animali, attraverso l’evaporazione delle micro gocce d’acqua secrete dalla pelle per abbassare la temperatura corporea. I ricercatori del team di Wendelin Stark dell’Istituto di Chimica e Bioingegneria, sono riusciti a trasferire questo processo agli edifici sviluppando una particolare stuoia capace appunto di sudare.

Si tratta di un tappetino realizzato con uno speciale polimero, il PNIPAM rivestito da una membrana permeabile, in grado di assorbire l’acqua delle precipitazioni come una spugna, trattenendola fino a quando la temperatura esterna o l’azione diretta del sole non innalzano la temperatura della superficie. A questo punto il tappetino si comporta esattamente come il corpo umano, liberando gradualmente le particelle d’acqua che, goccia a goccia, evaporano, la trasformazione da acqua in vapore richiede energia, estratta in questo caso dal corpo dell’edificio sotto forma di calore e che ha come risultato la diminuzione di temperatura. I ricercatori spiegano che la capacità di stoccaggio dell’acqua del PNIPAM dipende dalla temperatura: quando il materiale supera i 32 gradi la pellicola adotta proprietà idrofobe, ciò spinge l’acqua verso l’esterno attraverso la membrana verso la superficie del tappeto dove evapora , esattamente come il sudore della pelle.

La sperimentazione per il momento è stata testata su piccola scala, mettendo a confronto una superficie rivestita con 5 millimetri  della particolare pellicola ed una superficie rivestita da una membrana normale entrambe scaldate alla medesima temperatura, registrandone le reazioni con una termocamera. L’esperimento ha dimostrato che la struttura rivestita con PNIPAM ha impiegato molto più tempo per riscaldarsi. Trasportando l’esperimento a grande scala, i ricercatori affermano che l’utilizzo del nuovo materiale consentirebbe di raggiungere un risparmio superiore al 60% sui consumi energetici per la climatizzazione della casa. Per il momento restano comunque ancora alcuni quesiti aperti, primo fra tutti la resistenza del materiale al gelo, tuttavia i ricercatori hanno lasciato libero accesso ai dati  dell’esperimento, senza registrarne il brevetto, sperandoin questo modo di arrivare a significative conclusioni in minor tempo.