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Milleproroghe e superbonus unifamiliari: niente proroga fino a giugno

Fonti parlamentari confermano il mancato interesse del Governo per l'emendamento di FdI al Milleproroghe che chiedeva l'estensione del Superbonus unifamiliari fino a giugno

Superbonus unifamiliari
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A dicembre 2022 le asseverazioni totali presentate per il Superbonus villette erano oltre 200.000

(Rinnovabili.it) – Si spengono le speranze di una proroga per il Superbonus unifamiliari ipotizzata qualche giorno fa, dopo un emendamento presentato da Fratelli d’Italia al Milleproroghe. La proposta prevedeva di estendere la possibilità di detrarre le spese al 110% nel caso di lavori nelle unifamiliari, portandola dal 31 marzo 2023 fino al 30 giugno 2023.

Ma da quanto riferito da alcuni parlamentari ai margini della riunione in Commissione Bilancio al Senato (Sole24Ore), il Governo non sarebbe intenzionato ad inserire l’emendamento sopracitato tra le priorità del Milleproroghe.

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Il Superbonus unifamiliari nel 2023

Essendo davvero numerose le modifiche alla misura più gettonata per l’efficientamento energetico degli edifici, è bene fare un veloce riassunto della situazione attuale.

Gli ultimi aggiornamenti prodotti dalla Legge di Bilancio 2023 e dalla conversione del Decreto Aiuti quater hanno sancito la riduzione dell’aliquota di detrazione passando dal Superbonus 110% al Superbonus 90%. Le unifamiliari originariamente dovevano essere escluse dalle proroghe concludendosi con il 2022. La norma ha cambiato il panorama creando due futuri possibili per i proprietari di villette:

  • detrazione al 110% per le spese sostenute fino al 31 marzo 2023, se completati almeno il 30% dei lavori entro il 30 settembre.
  • In caso contrario, detrazione al 90% per tutte le spese del 2023 solo se prima casa, se proprietari dell’immobile e se con reddito di riferimento inferiore a 15.000 euro.

Il futuro dei bonus edilizi sotto la lente della Direttiva UE Case Green

Il Mef ha confermato le cifre al rialzo riguardanti Superbonus e Bonus Facciate con una differenza rispetto a quanto inizialmente stimato di 37,7 mld di euro in più a carico dello Stato. Così come è strutturata la misura non piace al Governo, che da sempre la considera troppo costosa per le casse dello Stato e soggetta a frodi legate al meccanismo di cessione del credito.

Tuttavia i tempi per l’efficientamento del patrimonio edilizio si assottigliano sempre più. E’ infatti atteso per domani il voto della Commissione Energia al Parlamento Europeo sulla revisione della Direttiva EPBD Case Green sulle prestazioni degli edifici. Una volta stabiliti gli obiettivi comunitari la palla passerà agli Stati Membri che avranno l’onere di calarli sul territorio nazionale, rendendo possibile il raggiungimento del target Net zero entro il 2050. Ma senza una misura incentivante adeguata sarà estremamente difficile riqualificare entro il 2033 quei 2 milioni di edifici meno performanti di cui ha recentemente parlato Ance.