Tra le possibilità per salvare il Superbonus, ci sarebbe l'apertura delle cessioni dei crediti a soggetti con partita Iva. Ciò che è certo è che la misura non verrà rifinanziata ne prorogata
Secondo Confartigianato si sarebbero 3.684 milioni di crediti del Superbonus incagliati nei cassetti fiscali delle imprese
(Rinnovabili.it) – Una trattativa infinita quella sul Superbonus che ancora una volta vede Governo e maggioranza affrontarsi sul suo destino. Un no deciso arriva sul fronte delle proroghe, non saranno messe a disposizione altre risorse. I tempi per le villette e le case popolari restano sempre quelli. E nessun cambiamento nemmeno sul fronte della rimozione dei vincoli anti frode.
L’unico “forse” lo si legge tra le righe delle dichiarazioni del Ministero dell’Economia, in tema di cessioni del credito. Ma le vere conferme si avranno solo al termine dei lavori di conversione in legge del Dl Pnrr e del dl Aiuti, quest’ultimo che rischia di slittare alla prossima settimana per colpa dei troppi quesiti in essere.
La trattativa sulle cessioni dei crediti
L’ipotesi più accreditata che circola in queste ore, vede una modifica ai soggetti destinatari delle cessioni dei crediti. L’idea è quella di permettere di cedere il credito a tutte le partite iva, con la sola esclusione delle persone fisiche, ma senza alcuna soglia minima. Resterebbero però inalterate tutte le misure restrittive a contrasto delle frodi e che fissano nel cessionario responsabilità in solido. Un tema più che ribadito dalla maxi-circolare dell’Agenzia delle Entrate e che ha fatto alzare il livello di attenzione sui crediti acquistati dagli istituti bancari soprattutto dopo la lettera inviata loro da Abi.
“Di fatto resta il blocco”, dichiarazione Martina Nardi (PD) attraverso le pagine del Sole24Ore. “Se il governo vuole la morte del Superbonus lo venga a dire in Aula sapendo che sta dicendo alle imprese di fallire”.
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Si perchè, come denuncia in queste ore Confartigianato il problema purtroppo sono i 5.175 milioni di euro incagliati nei cassetti fiscali delle imprese, di cui 3.684 milioni (il 71,2%) per il Superbonus e 1.491 milioni (28,8%) per gli altri bonus edilizi”. Il mancato recupero di questi crediti costerebbe la perdita di 46.912 addetti nelle micro e piccole imprese.
“Mi auguro si trovi una soluzione rapida e di buon senso, innanzitutto per ‘liberare’ i crediti fiscali incagliati ed evitare il fallimento di migliaia di imprese che non possono pagare dipendenti, fornitori, tasse e contributi, oltre a scongiurare la miriade di contenziosi legali che si aprirebbe inevitabilmente a causa del blocco dei cantieri avviati, a danno dei cittadini che hanno commissionato i lavori e che ora li vedono messi a rischio”, commenta il Presidente di Confartigianato Marco Granelli.
La partita è tutta da giocare, entro questa settimana in teoria dovrebbero chiudersi le discussioni delle Commissioni sul dl Aiuti per passare la palla al Parlamento.