Secondo Giovanni Spalletta, il Direttore del Dipartimento delle Finanze del MEF, lo scostamento a carico dello Stato da attribuire a Superbonus e Bonus facciate è pari a 37,7 mld
I bonus edilizi ordinari invece hanno rispettato le previsioni di spesa
(Rinnovabili.it) – Alla luce delle previsioni tendenziali di finanza pubblica le stime del Superbonus e dei Bonus edilizi vanno riviste al rialzo, raggiungendo i 110 mld di euro. Ovvero con uno scostamento di ben 37,75 miliardi di euro rispetto alle previsioni iniziali. A renderlo noto è il Direttore generale delle Finanze, Giovanni Spalletta, in occasione dell’Audizione in Senato dedicata agli incentivi fiscali.
Il dato emerge a partire dalle rilevazioni ENEA di fine anno che attestano a 61,2 miliardi di euro il costo a carico dello Stato per il solo Superbonus. Le previsioni iniziali del 110% erano ferme a 36,55 mld di euro con un inevitabile aumento della spesa di 24,65 mld di euro.
Anche il bonus facciate ha contribuito in negativo, come sottolinea Spalletta. Le stime avevano ipotizzato una spesa di circa 5,9 mld di euro, schizzata poi per il grande interesse suscitato dalla misura, a 19 mld, con 13,10 mld di differenza. Completamente diversa è invece la situazione rilevata per gli altri Bonus edilizi. La stima di circa 30 mld di spesa è stata confermata senza particolari scostamenti di bilancio.
Sono dunque Superbonus e Bonus facciate a determinare la sostanziale differenza di oltre 37 mld di euro.
Superbonus: le due facce della stessa medaglia
Che al Governo non piaccia molto la misura del Superbonus, così come strutturata, è ormai chiaro, lo ha confermato a più riprese lo stesso Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giorgetti. Tuttavia il bilancio costi/benefici di questa misura si presta a varie interpretazioni. Fonti quali il Censis o Centro Studi CNI, hanno sottolineato la necessità di inserire nel conteggio delle spese che ricadono sullo Stato, anche l’aumento del gettito fiscale generato dalla misura. Al quale si aggiunge un aumento della produzione e dell’occupazione, ovviamente al netto dei numerosi problemi di rialzo dei costi energetici, dei materiali e della manodopera.
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Si torna ancora una volta al problema dei crediti edilizi, un’arma a doppio taglio. L’iniziale disposizione delle cessioni non presupponeva particolari controlli, aprendo la strada alle numerosi frodi di cui siamo a conoscenza. Nonostante le numerose correzioni in corso d’opera, la paura ha preso il sopravvento, rallentando gli acquisti dei crediti, saturando i plafond delle banche e favorendo i “sequestri preventivi”. Oggi sappiamo che migliaia di crediti sono fermi nei cassetti fiscali di imprese e cittadini in attesa di essere sbloccati.
Non avendo per il momento trovato una soluzione efficacie al problema anche il MEF si dichiara “aperto ad altre ipotesi”.
“Altre ipotesi di revisione possono, comunque, essere valutate in relazione agli interventi avviati entro il 2022, sempre in coerenza con i vincoli imposti dal rispetto dei saldi programmati di finanza pubblica”.