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Superbonus al 90% per i condomini, Ance: “Mercato a rischio. Così si penalizzano le fasce deboli”

“Cambiare repentinamente le regole in corso senza regime transitorio e sblocco della cessione dei crediti significa mettere a repentaglio migliaia di imprese e decine di migliaia di posti di lavoro”, Ance

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Foto di Hans da Pixabay

Il passaggio del Superbonus al 90% nel 2023 non riguarderebbe le CILA presentate dai condomini entro il 25 novembre

(Rinnovabili.it) – “Cambiare le regole del Superbonus in 15 giorni significa penalizzare soprattutto i condomini che sono partiti per ultimi”. Questo il commento a caldo di Ance in merito alle modifiche contenute nel Decreto Aiuti-quater che prevedono di portare il Superbonus al 90% per i condomini già dal 2023. Nella norma rientrerebbero anche le unifamiliari a patto che siano prime case e che coloro che sostengono le spese risultino sotto una certa soglia di reddito. La detrazione al 110 resterebbe valida fino al 31 marzo 2023, per le villette che hanno completato almeno il 30% dei lavori entro il 30 settembre e per i condomini che presentino la CILA entro il 25 novembre.

Ma non basta salvare le ultime Cila per salvare il mercato. Come sottolinea la Presidente Brancaccio, la comunicazione di inizio lavori è solo il culmine di un lavoro lungo mesi, comprensivo di studi di fattibilità, rilievi, assemblee, e cambiando la percentuale di detrazione tutto andrebbe perso.

Siamo consapevoli della necessità del Governo di tenere sotto controllo la spesa”, prosegue la Brancaccio contestando però le modalità con cui questa ennesima modifica al Superbonus viene attivata. Se la bozza del Decreto Aiuti quater diventasse definitiva, ad essere penalizzati sarebbero

soprattutto i condomini delle periferie e delle fasce meno abbienti, ovvero coloro che per “far partire i lavori hanno avuto bisogno di tempi più lunghi e della necessità di vedere interamente coperti finanziariamente gli interventi”.

Crediti ancora bloccati

Ma il passaggio del Superbonus al 90% per i condomini è ulteriormente aggrava dall’estenuante blocco dei crediti edilizi. Sono migliaia le imprese che si ritrovano con i cassetti fiscali pieni di crediti, ma senza la possibilità di monetizzarli, dato che non restano più istituti finanziari disposti ad acquistarne di nuovi.

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Per ovviare al problema serve un regime transitorio. Ed è quanto proposto da Ance ed Abi nella lettera inviata la scorsa settimana al Governo che prevede l’utilizzo degli F24. “L’effetto combinato delle modifiche al Superbonus e della mancata monetizzazione dei crediti fiscali acquisiti genererà un aumento della disoccupazione ed effetti depressivi sul Pil con ovvie ricadute anche sui conti dello Stato”.

Chiesto un tavolo di confronto

Una volta capiti gli obiettivi del Governo, afferma Federica Brancaccio, possiamo formulare una proposta che tenga conto della sostenibilità economica da parte di imprese e famiglie. Questa è una misura che ha bisogno di un futuro strutturale, insiste con forza la Presidente dei costruttori, e sul fronte del caro materiali spiega che non sono stati i bonus a far aumentare i costi delle materie prime. L’efficientamento energetico del patrimonio edilizio è sempre più urgente sia per la lotta al cambiamento climatico, sia per ridurre i consumi economici per raffrescamento e riscaldamento.

Insieme a tutta la filiera, ai sindacati e ai professionisti del settore chiediamo quindi subito un tavolo di confronto per definire un quadro di regole chiaro e stabile che consenta all’Italia di non arretrare nel percorso di crescita e di raggiungimento degli obiettivi di risparmio e di autonomia energetica che la maggioranza di Governo ha sempre dichiarato di voler perseguire”.