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Superbonus 110, report Nomisma: 964 euro l’anno in meno in bolletta per chi ha usato la misura

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Foto di Alexander da Pixabay

In caso di conferma del provvedimento sarebbero 10,3 mld le famiglie interessate all’incentivo

(Rinnovabili.it) – Il Superbonus 110 per cento ha permesso una riduzione del 50% delle emissioni di CO2 e un risparmio in bolletta tra il 30,9% e il 46,4% a seconda della classe energetica raggiunta.

Con il report “110% Monitor” Nomisma torna ad affrontare la questione dell’incentivo principe per le riqualificazioni energetiche, analizzandolo dal punto di vista dei costi e ricavi per i cittadini, ma sopratutto, per lo Stato.

Il tema è al centro delle polemiche di questi ultimi giorni a causa della recente pubblicazione del Decreto 11/2023 con il blocco delle cessioni dei crediti e lo sconto in fattura quale opzione alternativa alla detrazione diretta per tutti i lavori legati ai bonus edilizi. Una misura che è parsa da subito eccessiva per il comparto edile, subito rivoltatosi al Governo, e che molto probabilmente voleva colpire più di altre proprio il Superbonus.

Nonostante questo incentivo non abbia mai convinto l’Esecuitivo a causa delle spese messe sulle spalle dello Stato (ad oggi 71,8 mld), sono diversi gli studi che suggeriscono di ampliare la lente sotto cui si giudica la misura, prendendo in considerazione anche il gettito fiscale aumentato per le casse statali.

Superbonus 110, chi ci guadagna?

Secondo i dati di ENEA mensilmente pubblicati, il Superbonus 110% ha prodotto a fine gennaio un investimento complessivo di 65,3 miliardi si euro, con un investimento medio di 175.234 euro.

Secondo le stime del 110%Monitor di Nomisma i cantieri che dovrebbero essere stati conclusi sono circa 232.000, a coprire meno del 2% del parco edifici in Italia. Una cifra estremamente bassa soprattutto alla luce delle richieste che ci verranno imposte dalla prossima Direttiva UE sulle Prestazioni energetiche degli edifici al vaglio dei legislatori europei e che prevedono entro il 2033 un patrimonio residenziale almeno in classe D. Ma quali benefici ha innescato il Superbonus 110% e chi ci guadagna davvero?

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I primi a beneficiarne sono sicuramente i cittadini che, grazie alla riqualificazione della propria casa, hanno visto un taglio in bolletta di circa 964 euro all’anno, nonostante l’aumento dei costi energetici. Un solo salto di classe ha ridotto i costi del 15%, per arrivare ad un ottimo 46,4% per coloro che hanno migliorato di 3 classi energetiche il proprio immobile.

Accanto ai cittadini felici con più soldi in tasca, il Superbonus 110% ha generato un impatto economico complessivo di ben 195,2 miliardi di euro, con un effetto diretto di 87,7 mld di euro, 39,6 mld di effetti indiretti e 67,8 mld di indotto.

Complessivamente l’incremento del valore degli immobili oggetto di riqualificazione, nell’ipotesi che tutte le unità immobiliari riqualificate rientrino nelle classi energetiche inferiori, supererebbe i 7 miliardi di euro” si legge nel monitor Nomisma.

Superbonus, a chi interessa?

Secondo un’indagine di Nomisma del 2022 erano 10,3 le famiglie interessate ad un intervento finalizzato all’efficitentamento energetico di un immobile di proprietà. Se il 25% di coloro che hanno già usufruito della misura presenta un reddito familiare più elevato della media (oltre 3.000 euro al mese), sono invece gli 1,7 mld di italiani con reddito medio-basso che hanno già utilizzato la misura, ad attirare l’attenzione.

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I beneficiari sono rappresentati da impiegati (nel 28% dei casi), residenti in comuni con tra 40.000 e 100.000 abitanti (15%) e proprietario di un appartamento in condominio composto al massimo da 8 unità abitative (25% del totale).

Un meccanismo sano non sempre usato correttamente”

Il Superbonus ha avuto l’indubbio merito di contribuire al rilancio della nostra economia in una situazione drammatica come quella pandemica – commenta Luca Dondi, Amministratore Delegato di Nomisma -. La misura emergenziale andava, tuttavia, corretta per attenuarne l’eccessiva onerosità, oltre agli evidenti tratti di iniquità e alle conseguenze distorsive che ha generato sul costo dei fattori di produzione”. La possibilità di un ritorno economico extra ha fatto si lievitare i prezzi, mentre l’iniziale mancanza di un sistema di controllo anti-frode sui crediti ceduti, ha trasformato questa possibilità in una moneta alternativa troppo facilmente soggetta a speculazioni. Tuttavia “la mancata adozione di modifiche sostanziali ha portato alle drastiche conseguenze degli ultimi giorni, con l’adozione di misure di salvaguardia che, se non emendate, rischiano di decretare l’epilogo di iniziative imprescindibili per il rinnovamento del patrimonio immobiliare italiano”, prosegue l’AD di Nomisma. “La strategia dei bonus, e con essa la possibilità di cessione dei crediti, non va archiviata ma solo ripensata e per farlo occorrono competenze ed equilibrio. Occorre fare tesoro di un’esperienza straordinaria per definire una politica di rinnovamento che non abbia il fiato corto dell’emergenza”.

Un meccanismo sano non sempre usato in modo corretto, sottolinea Nomisma, augurandosi un ripensamento sulla misura soprattutto in vista della riqualificazione necessaria a livello europee, che vede il nostro Paese particolarmente in difficoltà.

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