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Superbonus 110%, Giorgetti: “Stop alle proroghe”

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Il Governo sarebbe al lavoro per elaborare nuovi strumenti che consentano di verificare la bontà dei crediti edilizi

(Rinnovabili.it) – “Non è intenzione del Governo procedere alla proroga delle misure relative agli interventi nelle forme finora conosciute”. Con queste parole il Ministro Giancarlo Giorgetti mette definitivamente un punto ai dubbi sul Superbonus 110% dicendo un chiaro stop alle proroghe. L’annuncio è stato dato dal Ministro dell’Economia in occasione del question time di ieri alla Camera, concludendo l’intervento con qualche novità in merito ai crediti d’imposta.

Stop alle proroghe indispensabile, le misure hanno interessato solo il 3% degli immobili

Anche se diverse istituzioni, associazioni e centri di ricerca hanno rilevato il carattere espansivo del superbonus e delle altre misure di incentivazione edilizia, gli stessi studi hanno sottolineato come le valutazioni di impatto di tali misure siano soggette a un ampio margine di incertezza. Ciò è confermato dalla significativa variabilità dei risultati prodotti”, esordisce Giorgetti con un chiaro riferimento a quei 93,5 miliardi di detrazioni ammesse in questi ultimi 3 anni.

Con le dichiarazioni di Giorgetti sembra ormai chiaro che le uniche proroghe al Superbonus 110% valide per questo 2023 saranno quelle dedicate al completamento dei lavori nelle villette. Invece stop alle proroghe per i condomini, costretti a concludere il numero maggiore di lavori entro il prossimo dicembre, per non vedersi decurtata l’aliquota, come da decalage, al 70%. Proseguendo nella sua dichiarazione, il Ministro dell’Economia, ha poi fatto riferimento ai molteplici studi presentati tra gli altri da Nomisma, Ance e CNI e riferiti all’effetto indotto generato dal Superbonus sulle casse dello Stato con un maggior numero di entrate da gettito fiscale.

“Se da una parte la stima dell’impatto macroeconomico del superbonus 110 per cento è incerta, dall’altra parte la quantificazione dei costi per le finanze pubbliche è certa e dovrà darsene conto anche nella prossima Nota di aggiornamento al DEF. Valga un dato per tutti: misure pagate da tutti gli italiani hanno interessato meno del 3 per cento del patrimonio immobiliare esistente, prime e seconde case, al mare e ai monti, di ricchi e di poveri, e anche 6 castelli”.

D’altro canto è anche vero che di questo 3% (oltre 425mila interventi), il 60% ha riguardato riqualificazioni degli edifici più energivori (calsse F e G), portando quasi il 90% di tali interventi nelle classi di prestazioni migliori, ovvero tra la C e la A.

Esecutivo al lavoro per verificare la bontà dei crediti

In merito all’altro spinoso tema dei crediti fiscali, il Ministro Giorgetti ha aggiunto: “Il mercato di acquisto dei crediti è ripartito, grazie anche all’impegno del Governo, e con le certificazioni della natura di tali crediti. Proprio per questo sono allo studio dell’Esecutivo strumenti attraverso i quali consentire la verifica della bontà di quelli ancora in possesso dei cittadini e imprese e sorti nel periodo antecedente l’introduzione dei vincoli di appropriatezza. Tale circostanza dovrebbe contribuire a rimuovere gli ostacoli frapposti alla loro cessione”.

Per il momento oltre 30 miliardi di crediti (dalle dichiarazioni del Parlamento) restano bloccati in attesa di un acquirente. Stiamo parlando di oltre 57mila villette, 38mila condomini, 33mila imprese e 320mila famiglie. Un problema che, se non tenuto nelle dovute considerazioni, potrebbe portare a quelli che la presidente ANCE Federica Brancaccio ha definito scheletri in giro per la città”, migliai di edifici incompleti con lasovi a metà.

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