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Appartamenti a rischio pignoramento: come pagare le spese di ristrutturazione senza cessione?

spese di ristrutturazione
Foto di Stefan Lehner su Unsplash

Entro domani sarà possibile presentare emendamenti al Dl 11/2023 sul blocco delle cessioni del credito

(Rinnovabili.it) – Dopo la chiusura della possibilità di cessione e sconto in fattura delle detrazioni legate ai bonus edilizi e i miliardi di crediti ancora fermi nei cassetti fiscali si iniziano a percepire le conseguenze devastanti di una situazione sottovalutata. Il problema è uno: chi pagherà le spese di ristrutturazione per il Superbonus approvate da migliaia di condomini, solo grazie alla consapevolezza di non dover sborsare un euro?

Se fino ad oggi si è parlato molto delle oltre 50.000 imprese a rischio fallimento, adesso rischiamo di dover parlare dei milioni di appartamenti a rischio pignoramento.

Famiglie chiamate a saldare un debito che non pensavano di contrarre

L’appello ad agire arriva dai molteplici General Contractor impegnati nel campo delle ristrutturazioni edilizie che da qualche giorno hanno iniziato a ricevere lettere da parte degli intermediari che si erano impegnati ad anticipare le spese di ristrutturazione, con le quali li invitano a “senza alcun onere aggiuntivo, a sciogliere ogni tipo di legame”. A denunciare in prima persona la cosa è Giuseppe Izzo, ceo di Uese Italia spa, una delle società che assiste le imprese per la richiesta della Soa.

Gli intermediari – prosegue Izzo – hanno, fino a novembre, sostenuto economicamente le imprese facendosi cedere il credito e, quindi, ottenendo un margine pari o superiore al 10%. In base a questo presupposto, confermato da accordi con i general contractors, sono arrivate migliaia di delibere condominiali che hanno dato l’ok per l’esecuzione dei lavori senza dover sborsare, almeno teoricamente, un euro. Ora tutto questo viene messo drammaticamente in discussione, tanto che diverse imprese edili si stanno rivolgendo ai proprietari di casa per ottenere il denaro necessario per procedere al completamento dell’opera iniziata”.

Si parla mediamente di circa 25mila, 30 mila euro che, senza la possibilità offerta dalla cessione del credito, molto difficilmente i proprietari di casa avranno la possibilità di sborsare per pagare le spese di ristrutturazione per Superbonus e che non avrebbero mai accordato senza le preliminari garanzie.

A rischio la riqualificazione energetica

La situazione attuale mette a serio rischio la riqualificazione energetica e sismica del patrimonio edilizio italiano”, aggiunge l’architetto Giulia Latessa, direttore Generale della PV Services srl di Vicenza, partner tecnico di numerosi general contractors italiani. “Cantieri interrotti che rischiano di non ripartire mai più, insieme a progetti presentati e non più realizzabili, ci restituiscono una visione futura del tessuto urbano ben peggiore di quella che avremmo dovuto, e voluto, consegnare ai nostri figli”.

Nello scenario peggiore, dal prossimo settembre, molti dei proprietari che hanno iniziato i lavori a partire da ottobre dello scorso anno, potrebbero vedersi pignorare l’appartamento .

Una beffa che fa il paio con le difficoltà che i costruttori stessi e i relativi subappaltatori stanno vivendo in queste settimane. Ricorrere al fallimento sembra, al momento, essere l’unica strada percorribile”, prosegue Izzo.

Secondo l’architetto Latessa, sarebbero migliaia le imprese edili pronte a portare i libri contabili in Tribunale. “Almeno 50mila, con una perdita stimata di circa 500mila posti di lavoro. Un disagio enorme che sottintende debiti per centinaia e centinaia di milioni di euro. Una soluzione va trovata perché qui è in gioco il sistema Paese. Con il blocco della cessione del credito, si mina l’economia reale, quelle piccole e medie attività che, da sempre, rappresentano un punto di riferimento essenziale. Da noi, è un pellegrinaggio continuo di imprenditori che sono ormai sul lastrico. Intervenire, e farlo subito, è un dovere. Un dovere per chi si è fidato dello Stato e delle sue norme”.

Centinaia di emendamenti al DL 11/2023

La stessa battaglia si sta combattendo a suon di emendamenti al Decreto legge n.11 del 16 febbraio 2023, il dl che di fatto ha sancito il blocco delle cessioni dei crediti. Secondo le fonti interne del Sole24Ore sarebbero tra i 400 ed i 500 gli emendamenti presentati da imprese ed associazioni di settore, oltre che dai rappresentanti degli “Esodati del Superbonus” come correttivo del Dl.

Ma tra le tante proposte, il Governo molto probabilmente prenderà in considerazione solo un regime transitorio per i piccoli lavori di edilizia libera, lo sblocco dei crediti incagliati tramite compensazione di F24 e l’estensione delle deroghe al blocco delle cessioni solo per gli interventi connessi a Sismabonus, Onlus e Iacp.

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