Rinnovabili • Sviluppo urbano sostenibile: ecco come l’open source potrebbe cambiare il nostro futuro Rinnovabili • Sviluppo urbano sostenibile: ecco come l’open source potrebbe cambiare il nostro futuro

Come le future city potrebbero trarre vantaggio dalla tecnologia Open Source

Un report UNDP fornisce i 10 passi da compiere per traghettare le città verso uno sviluppo urbano sostenibile sfruttando al massimo le potenzialità della tecnologia open source. Attenzione però, questo passaggio implica un cambiamento culturale molto importante

Sviluppo urbano sostenibile: ecco come l’open source potrebbe cambiare il nostro futuro
AdobeStock di kmls

Può la tecnologia Open Source guidare lo sviluppo urbano sostenibile favorendo la crescita di “future cities” sempre più vivibili, inclusive, ecologiche? Ma soprattutto in che modo questa tecnologia potrebbe interagire con i processi di pianificazione? In numerosi modi in realtà.

Entro il 2050 si aggiungeranno altri 2,5 nuovi cittadini urbani alle nostre città già ora congestionate e sovrappopolate. Le soluzioni a numerosi problemi urbani ci sono, ma molto spesso sono troppo costose, limitando l’uso delle tecnologie più avanzate alle realtà urbane più ricche. 

E’ in questo contesto che si inserisce il concetto di Open Source, immaginato come un kit di strumenti utili per avvicinare tutte le città, non solo le più ricche, ad un futuro più smart e vivibile. 

Nel report “Open by Design” è l’UNDP (United Nations Development Programme) ad analizzare quella che potrebbe essere la relazione vincente tra open source e Future City.

Applicare l’Open Source alle città non significa solo fornire software, hardware e dati sono accessibili, utilizzabili o modificabili da chiunque, ma significa anche cambiare il modo di pensare e lavorare, abbracciando un approccio più aperto e partecipativo all’innovazione, all’impegno urbano e alla governance.

Secondo l’UNDP, applicare questa soluzione permetterebbe ai governi municipali di trarre numerosi benefici come:

  • risparmiare tempo e denaro, aumentando i servizi digitali interni alla città e limitando così la dipendenza dai costosi “contratti esterni”;
  • migliorare l’efficienza dei servizi pubblici digitali, sfruttando standard aperti e già testati che assicurano il raggiungimento di determinati obiettivi;
  • creare una comunità globale di leader e innovatori urbani, permettendo a tutte le città di condividere soluzioni di successo e sfide, e riadattarle altrove dove esistono però criticità simili.

“L’open source non è un concetto nuovo, ma è un nuovo modo di lavorare e pensare per le città”, sottolinea il report UNDP ribadendo comunque come un approccio di questo tipo non sia semplicissimo da applicare alle municipalità esistenti. Serve prima di tutto un cambiamento culturale che permetta di esplorare il potenziale di una trasformazione urbana più profonda. I governi dovrebbero ripensare flussi di lavoro, team e approcci, dalla progettazione alla fornitura di servizi. Questo significa modificare i processi di procurement per valorizzare i fornitori locali, garantire la sicurezza delle soluzioni open source con audit e controlli tecnici, creare team interdisciplinari capaci di integrare competenze digitali, sociali e amministrative.

I 10 passi verso l’Open source urbano

Il documento “Open dy design” punta a fornire ai leader delle città, ai politici e agli innovatori urbani una guida dettagliata su come sfruttare strumenti open source, tecnologie e processi per migliorare il modo in cui le realtà urbane soddisfano le esigenze dei loro residenti.

Per raggiungere uno sviluppo urbano sostenibile anche a livello digitale, la guida identifica 10 passi chiave che le municipalità dovrebbero compiere:

1. Identificare le aree chiave di impatto

L’open source può supportare aspetti fondamentali della pianificazione urbana, come inclusività, sostenibilità e connettività. È essenziale stabilire un “punto di partenza” misurando le spese digitali attuali o risultati chiave abilitati digitalmente, come la trasparenza, l’agilità amministrativa e il coinvolgimento dei cittadini.

2. Analizzare il potenziale dell’open source

Ogni soluzione open source porta con sé caratteristiche uniche: interoperabilità tecnica, riduzione dei costi, risultati più ampi. Tuttavia, i leader urbani devono anche considerare le sfide, come la “salute” delle comunità open source e le opportunità di collaborazione.

3. Sviluppare standard digitali e di servizio

Gli standard digitali sono strumenti indispensabili per istituzionalizzare le modalità di lavoro digitali. I governi municipali devono adottare standard chiari ed efficaci, che possano essere potenziati grazie agli approcci open source.

4. Mappare le competenze digitali interne

L’open source offre l’opportunità di consolidare competenze digitali essenziali. Mappare abilità esistenti e lacune consente di identificare priorità e sfruttare l’open source per colmare i divari formativi e tecnici.

5. Definire gli obiettivi urbani per l’open source

Dalla trasparenza alla fiducia dei residenti, fino alla creazione di ecosistemi digitali locali, l’open source può migliorare la governance urbana per raggiungere uno sviluppo urbano sostenibile. È fondamentale evidenziare questi benefici per ottenere sostegno nell’esplorazione e implementazione di soluzioni open source.

6. Tracciare una direzione iniziale

I leader urbani devono identificare opportunità per dimostrare rapidamente il valore dell’open source. Questo significa promuovere l’open source come approccio “default” per progettazione, procurement e implementazione.

7. Guidare il cambiamento culturale

L’open source non è solo una questione tecnica: implica trasformazioni culturali e operative. Dalla modifica dei processi di procurement per favorire fornitori locali, alla sicurezza delle soluzioni open source tramite audit del codice, fino a nuovi approcci di supporto tecnico, è necessario rivedere pratiche consolidate.

8. Esplorare la trasformazione digitale più profonda

L’adozione di soluzioni open source può generare opportunità strategiche inaspettate, come rafforzare l’ecosistema digitale locale e istituzionalizzare competenze digitali chiave.

9. Sapere quando (e quando no) adottare l’open source

L’open source non è una soluzione universale. Sebbene sia spesso vantaggioso, in alcuni casi le soluzioni proprietarie possono offrire un valore superiore. I governi municipali devono sviluppare criteri chiari per decidere quando adottare l’open source, valutando costi, competenze e il rischio di dipendenza dai fornitori.

10. Coinvolgere la comunità CivicTech

Le città sono costruite sull’impegno civico, e il digitale non fa eccezione. Sfruttare il talento tecnologico locale significa attingere a una rete di innovatori, sviluppatori e volontari pronti a supportare l’esplorazione dell’open source, rafforzando il tessuto urbano e promuovendo un futuro più inclusivo e sostenibile.

Open source in azione

L’approccio open allo sviluppo urbano sostenibile immaginato dall’UNDP non pura innovazione. Molte città del globo hanno già messo in atto processi basati sull’open source per migliorare la qualità della vita dei cittadini o risolvere sfide più urgenti. 

Il report mette in evidenza alcune di queste best practice, come il percorso messo in atto dal distretto di Eyüpsultan in Turchia che, dopo un attento processo di formazione del personale ha permesso di costruire competenze interne e ha raggiunto l’obiettivo dichiarato di ridurre la dipendenza dai fornitori esterni di IT, con un risparmio stimato di 1 milione di dollari nel 2022.O come il sistema DIGIT Urban Stack attuato da oltre 1.000 città dell’India che fornisce un insieme di componenti software modulari che permettono alle amministrazioni locali di costruire e gestire sistemi digitali per vari servizi urbani, come la gestione delle risorse, la pianificazione urbana, il monitoraggio della qualità dell’aria e la gestione delle infrastrutture.

Scarica il report completo “Open by Design: come l’open source può guidare lo sviluppo urbano sostenibile”

Rinnovabili •

About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.