Recenti studi hanno stabilito che ci sono 14 differenti approcci per calcolare quanto sia sostenibile una città. Cosa vuol dire davvero smart city?
(Rinnovabili.it) – Uno studio della Lawrence Berkeley National Laboratory in California pubblicato sul giornale Ecological Indicators, ha scelto 33 indicatori per stabilire quanto sia green una città e capire quanto si avvicina alla definizione di “smart city”. La loro proposta sceglieva di misurare la quota di energie rinnovabili utilizzata ed acquistata ogni giorno, il numero di viaggi effettuati ogni giorno sui mezzi pubblici e la concentrazione di inquinanti atmosferici.
L’Unione Europea per stabilire la European Green Capital 2016 ed assegnare il premio a Lubiana, ha messo a punto un sistema di preselezione che considera la biodiversità, la percentuale di spazi verdi, lo smaltimento delle acque reflue, l’inquinamento acustico e la qualità dell’aria.
Il Green City Index, realizzato dal The Economist Intelligence Unit con i finanziamenti della Siemens, ha esaminato 120 città mettendo a punto un criterio di valutazione specifico per ogni continente e gli indicatori hanno preso in esame: energia, CO2, trasporti, gestione dell’acqua, qualità dell’aria, uso del suolo, efficienza degli edifici, smaltimento dei rifiuti e governante ambientale. In base a questa valutazione Copenaghen ha trionfato nella classifica europea, Curitiba per l’America latina, San Francisco negli Stati Uniti, Singapore in Asia.
Cosa vuol dire smart city?
I differenti risultati hanno dimostrato che non esiste la ricetta perfetta per stabilire se una città è una smart city ma che attualmente ci si può basare su 14 metodi diversi. Non è facile stabilire cosa è green e cosa non lo è proprio perché non è facile dare una definizione esatta di città sostenibile.
L’unico dato certo che emerge dai vari tipi di studi è che sono considerate smart city le città più ricche e quelle più povere, mentre le intermedie rimangono in basso nella classifica. Le città più povere sprecano meno e con l’aumentare delle ricchezze aumentano i rifiuti, fino a che non si arriva ad un punto di benessere che permette di adottare politiche di smaltimento efficaci ed il numero di chilogrammi di spazzatura e i litri d’acqua consumati ogni giorno pro capite torna ad abbassarsi.