Secondo una ricerca del Politecnico di Milano il 41% delle PA investirà nel prossimo triennio nel mercato della Smart City in Italia. Gli interventi più gettonati sono l'illuminazione pubblica, smart building, smart mobility, energia e comunità energetiche rinnovabili
Il 21% dei Comuni italiani ha avviato almeno un progetto di Smart City
(Rinnovabili.it) – Il 2022 conferma il grande interesse pubblico verso il mercato della Smart City in Italia segnando una crescita di ben 900 milioni di euro, pari ad un +23% rispetto all’anno precedente.
Il 39% dei comuni italiani di medie grandi dimensioni, sopra i 15.000 abitanti, ha avviato nel 2022 almeno un progetto dedicato al tema della città intelligente. E considerando l’intero territorio, gli interventi smart coinvolgono 1/5 dei comuni italiani.
A puntare i riflettori sul tema è l’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano.
In quali settori smart si investe di più
Secondo i dati raccolti dalla ricerca, a trainare il mercato sono le applicazioni più consolidate come l’illuminazione pubblica (24%), la smart mobility (21%), lo smart metering per la telelettura dei contatori, insieme allo smart building (12%). Grazie all’assegnazione di primi fondi del PNRR, il mercato Smart City in Italia si arricchisce anche di soluzioni legate all’energia (13%), come smart grid e comunità energetiche rinnovabili.
Chi intraprende il cammino verso la digitalizzazione urbana e la trasformazione smart non lo abbandona, tanto che quasi tutte le amministrazioni (89%) che hanno avviato progetti negli ultimi anni vogliono continuare ad investire. Un dato che mette in luce la grande soddisfazione raggiunta rispetto ai risultati ottenuti. Anche in questo caso l’interesse si concentra sulla mobilità intelligente, sulla digitalizzazione degli edifici e sull’analisi dei dati legati a turismo, mobilità ed eventi: tutti ambiti con un grande potenziale di sviluppo di soluzione connesse.
“Le tecnologie Smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città – sottolinea Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. “I risultati, però, indicano che il valore della Smart City è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni”.
Cosa pensano i cittadini della Smart City in Italia
Secondo un’indagine condotta dal Politecnico di Milano in collaborazione con BVA Doxa, il 65% dei cittadini ormai è a conoscenza del concetto di Smart City in Italia associandolo alle città più innovative. Tuttavia l’idea di una città totalmente smart appare ancora utopistica ad oltre la metà degli intervistati. Il 47% crede che la propria città abbia adottato tecnologie digitali, ma che potrebbe fare molto di più. In particolare, le persone intervistate lamentano soprattutto difficoltà nel trovare parcheggio (54%), pessime condizioni del manto stradale (53%), criminalità e vandalismo (39%), eccessivo livello di traffico e trasporto pubblico carente (entrambi al 37%). È chiaro, dunque, come le priorità suggerite dai cittadini siano fortemente legate ai temi della mobilità smart e della sicurezza.
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Dal PNRR oltre 17 mld per progetti smart urbani
Secondo l’Osservatorio i fondi messi a disposizione dal PNRR, per implementare città e territori attraverso soluzioni smart, superano i 17 miliardi di euro. L’82% dei comuni italiani ha in programma investimenti finanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza puntando in primis a digitalizzazione, sostenibilità ed inclusione.
Dei 17,1 mld totali, quasi 2,9 mld sono destinati alla digitalizzazione della PA (Missione 1). Ma gran parte dei fondi (10,7 mld) andranno alla Missione 2 relativa alla rivoluzione verde e transizione ecologica, per le soluzioni finalizzate ad aumentare l’efficienza energetica e la sostenibilità in chiave Smart. Spiccano gli interventi di monitoraggio integrato del territorio, per la riduzione dei rischi idrogeologici e per la creazione di comunità energetiche, specialmente nei centri urbani con meno di 5.000 abitanti. I finanziamenti ad hoc per le città sono nella Mission 5, con 2,5 miliardi di euro destinati ai Piani Urbani Integrati. “Un intervento che mira a migliorare le periferie di 14 Città Metropolitane, creando nuovi servizi per i cittadini e digitalizzando le infrastrutture per trasformare le aree più vulnerabili in realtà intelligenti e sostenibili”. Infine, 1 miliardo di euro sarà destinato a progetti di rigenerazione urbana.
Conoscenza, competenza e confronto: i nodi critici da sciogliere per far decollare il mercato
Nonostante l’interesse dei comuni verso la smart city in Italia, il principale problema da affrontare per non perdere il vantaggio raggiunto, sarà quello di colmare le lacune in termini di conoscenza.
“Il potenziale dei progetti previsti dal Piano è ambizioso, ma nei prossimi anni i comuni dovranno gestire coscienziosamente le risorse, sopperire alla carenza di competenze e di personale amministrativo e tecnico, oltre a rispettare le scadenze imposte – spiega Luca Gastaldi, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart City –. Una possibile soluzione per accompagnare le amministrazioni verso una profonda trasformazione urbana è quella di dare loro supporto in tutte le fasi degli investimenti del PNRR: dall’identificazione delle procedure alla scrittura dei bandi, al raggiungimento degli obiettivi fino alla gestione della manutenzione di quanto introdotto. È necessario fornire servizi di consulenza, linee guida e contatti di riferimento che possano identificare e risolvere le problematiche e i rallentamenti delle PA”.
Inoltre dal report emerge chiaramente la necessità di diffondere maggiore consapevolezza delle soluzioni e tecnologie intelligenti, rendendole “misurabili” per confrontare tra loro i reali traguardi raggiunti. “Spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti comuni che sono convinti di adottare applicazioni “smart” quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione. Per liberare il potenziale dei progetti di Smart City è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi, compresi quelli che nascono dall’unione di più applicazioni verticali in sistemi integrati”, conclude Matteo Risi, ricercatore dell’Osservatorio Smart City.