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Da cantiere navale a Net Zero building, la rigenerazione urbana di Montreal

Net-Zero Energy Building
Net Zero Energy Building a Montreal – credit Photo: Sid Lee Architecture per gentile concessione di v2com

Tutti gli edific riceveranno la certificazione canacede del GBC Net Zero Carbon Building

(Rinnovabili.it) – Tra il Canale dell’acquedotto ed il canale Lachine nel cuore di Montreal, presto sorgerà un esempio unico di rigenerazione urbana e Net Zero Energy Building, un edificio ad emissioni ed energia zero.

Les Ateliers Cabot”, situato al 4000 di rue Saint-Patrick nella città canadese, è il progetto vincitore del concorso internazionale Reinventing Cities organizzato da C40 e destinato ad incoraggiare esempi virtuosi di riqualificazione urbana carbon neutral, ad alta sostenibilità, innovazione e con forte propensione all’economia circolare.

Il team vincitore è estremamente eterogeneo: i progettisti della Sid Lee Architecture, Ateliers Créatifs Montréal, il Collectif Récolte, e il Centre for Sustainable Development.

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Il vecchio sito industriale diventa polo artistico

Net Zero Energy Building a Montreal - credit Photo: Sid Lee Architecture per gentile concessione di v2com
Net Zero Energy Building a Montreal – credit Photo: Sid Lee Architecture per gentile concessione di v2com

Il punto di partenza è il lotto di 28.000 mq occupato dalla vecchia Canadian Power Boat Corporation, un cantiere per la costruzione di navi da guerra, da tempo abbandonato e diventato una vera e propria ferita nel cuore del paesaggio della città. L’obiettivo è quello di riconnettere i due vicini bacini idrici, permettendo alla natura ed alla biodiversità di riappropiarsi del sito.

Il progetto immagina di trasformare questa archeologia industriale in un nuovo polo artistico, fulcro di start up, innovazione e creatività. Con pochi interventi, i vecchi edifici verranno trasformati per lasciare spazio ad un’architettura Net Zero Energy. Inoltre l’intero lotto sarà gestito da un trust fondiario e messo a disposizione della comunità e della Ong che ne gestirà gli spazi.

Le strategie sostenibili del progetto

La scelta di Atelier Cabot quale vincitore del concorso Reinventing Cities è sicuramente dovuta gli ambiziosi obiettivi prefissati e che faranno del progetto un esempio replicabile in altri contesti urbani simili.

RIDUZIONE DELLE EMISSIONI pari al 64% rispetto agli edifici simili dello Stato. Il riutilizzo degli edifici esistenti permetterà da solo di abbattere le emissioni del 44%, mentre un ulteriore 40% sarà eliminato grazie all’impiego di materiali a basse emissioni e certificati.

Il legno è scelto quale materiale predominante, anche grazie all’abbondante disponibilità della Regione. Strutture costruttive miste, legno massello, CLT e legno lamellare i sistemi costruttivi adottati.

NET ZERO ENERGY, perchè l’energia prodotta permetterà non solo di fornire energia agli edifici, ma anche di gestire i trasporti ed il sistema del trattamento rifiuti.

ZERO RIFIUTI, entro tre anni il progetto vuole ridurre dell’87% i rifiuti destinati alle discariche, puntando tutto sul riciclo.

BIODIVERSITA‘, l’obiettivo principale dal quale parte l’idea del progetto è esattamente quella di ripristinare l’ecosistema naturale del sito. Dal 50 al 60% dell’area sarà dedicata a spazi verdi tra cui anche una foresta urbana sviluppata grazie al metodo giapponese Miyawaki.

Garantire lo standard Net Zero Carbon Building

Net Zero Energy Building a Montreal - credit Photo: Sid Lee Architecture per gentile concessione di v2com
Net Zero Energy Building a Montreal – credit Photo: Sid Lee Architecture per gentile concessione di v2com

Seguendo il protocollo canadese Green Building Council ® Zero Carbon Building – Design Standard (ZCB-Design), tutti gli edifici del progetto saranno valutati tenendo presente le emissioni di carbonio durante l’intero ciclo di vita, dalla costruzione alla manutenzione.

Soluzione creative permetteranno di ridurre ulteriormente gli sprechi come il circuito energetico rinnovabile per gli edifici, l’impiego di materie prime sostenibili, il bike sharing, la coltivazione a km 0, l’impiego di membrane fotovoltaiche organiche sviluppato dalla start up locale, e molto altro ancora.

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