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Cosa accadrebbe se la città venisse restituita ai pedoni? La prima E-Bike City

I ricercatori dell'ETH svizzero hanno trasformato Zurigo rendendola una E-Bike City dove il 50% dello spazio stradale è destinato a biciclette, pedoni e micromobilità. Ma il progetto potrebbe applicarsi alla realtà?

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E-Bike City – credits ETH Zurigo

Molti i fattori da tenere in consideranzione durante la trasformazione, da non trascurare anche al “sensibilità” degli automobilisti

(Rinnovabili.it) – Cosa accadrebbe se metà delle strade di una qualsiasi città nel mondo venissero convertite al solo traffico di ciclisti e pedoni? Si riuscirebbe a creare una vera E-Bike City dove i residenti siano incentivati e pronti a sostituire biciclette e micromobilità alla proprio auto privata? E soprattutto un intervento del genere porterebbe ad una riduzione significativa delle emissioni di CO2?

Un team di ricercatori del Dipartimento di ingegneria civile, ambientale dell’ETH di Zurigo ha provato a rispondere a queste domande, applicando la trasformazione ad una città reale. Partendo ovviamente dal presupposto che, ogni realtà urbana è a sé stante e che non tutte le soluzioni possono essere adattate a città più “complesse” dal punto di vista viario, come ad esempio Roma, proviamo ad entrare nella prima E-BIke City.

Trasformarsi in e-bike city in 4 mosse

La città presa quale caso pilota è Zurigo. Oggi solo l’11,7% delle strade cittadine sono destinate al transito delle biciclette, a fronte dell’oltre 88% destinato invece alle automobili ed ai parcheggi. Il progetto guidato dal professore Kay Axhausen dell’ETH e supportato dall’EPFL di Losanna, ha immaginato di convertire tre aree chiave di Zurigo oggi soggette a traffico e congestione: piazza Bellevue e ponte Quaibrücke vicino al lago di Zurigo, Birchstrasse a nord di Zurigo e Winterthurer-/Letzistrasse nel quartiere Oberstrass.

La trasformazioen dell’asse viario – credit ETH Zurigo

Per convertire la città nella sua versione e-bike servirebbero quattro fasi:

  • Fase 1: la metà di ogni strada sarebbe convertita in infrastrutture sicure e confortevoli per chi usa micromobilità, biciclette e bici elettriche. I marciapiedi sarebbero ampliati e separati.
  • Fase 2: l’altra metà rimarrebbe a disposizione delle automobili attraverso una rete di strade a senso unico ma che consenta l’accesso alle vie più importanti ed il passaggio dei mezzi di emergenza.
  • Fase 3: il trasporto pubblico rimarrebbe nei corridoio attualmente esistenti con velocità simili o superiori a quelle attuali. Dove non sono previste corsie dedicate, il trasporto pubblico condividerebbe la carreggiata con i mezzi privati. La sua capacità deve però adeguarsi alla domanda.
  • Fase 4: l’organizzazione complessiva scoraggia il traffico motorizzato attraverso i quartieri, creando spazi sicuri e tranquilli per le comunità locali. I parcheggi auto lascerebbero lentamente il posto alle biciclette ed alle aree verdi.

Secondo il team al momento il 37% delle strade della città di Zurigo potrebbero già essere convertite senza particolari interventi. “La nostra visione è rendere la città del futuro più confortevole, più silenziosa, più verde e più sana di quanto lo sia oggi” sottolinea il prof. Kay Axhausen.

Ma conviene davvero una E-Bike City?

La domanda è lecita e i ricercatori impegnati nel progetto hanno provato a confrontarsi con soluzioni differenti, che hanno preso piede negli ultimi anni per disincentivare l’uso dei mezzi privati. Città come Londra o Singapore hanno puntato sull’aumento del costo dell’utilizzo delle automobili, inserendo tasse extra per l’accesso in città o sui parcheggi. Tuttavia queste soluzioni non sono state accolte dalla popolazione con grande entusiasmo creando scontento e mettendo in cattiva luce l’attenzione all’ambiente.

Nel progettare una E-Bike City, sottolineano i ricercatori, è però essenziale evitare di congestionare il traffico. Per farlo servirò un monitoraggio attento di tutta l’infrastruttura viaria in base all’ora ed al giorno. In questo modo le strade potrebbero essere impigate in maniera dinamica, modificando il transito, la direzione di marcia o anche il transito esclusivo in base alle esigenze reali.

Testare la “sensibilità” degli automobilistici

Un altro aspetto da non sottovalutare è la sensibilità degli automobilisti che, con un cambio repentino potrebbero sentirsi svantaggiati, generando sensazioni di insofferenza e malessere che vanno in contrasto con l’obiettivo del progetto. “Nel progetto di ricerca esaminiamo quanto siano sostenibili ed economici i presupposti e i principi della E-Bike City e quali siano le condizioni necessarie per un’eventuale conversione”, afferma Axhausen.

Pianificare i trasporti per adattarsi ai cambiamenti climatici

La trasformazione dell’asse viario – credit ETH Zurigo

La conversione di una città non può prescindere dalla politica. Assicurarsi la buona riuscita del progetto dovrebbe dipendere dalla pianificazione urbanistica a lungo termine inserendo quale variabile anche il problema del cambiamento climatico. Una trasformazione di questo tipo porterebbe anche ad un aumento del verde a disposizione delle città, abbassando notevolmente il problema delle isole di calore. Il guadagno in prospettiva sarebbe sia economico che in termini di salute e qualità della vita umana.

Prima di riprogettare qualsiasi strada il toolkit di E-Bike City consente di analizzare e simulare lo scenario finale, evitando di incorrere in errori cruciali di pianificazione. Axhausen è anche il ricercatore capo del sistema di simulazione MATSim, un programma che consente di mappare e simulare in un tempo ragionevole aspetti di comportamento del traffico. Ad oggi potrebbe essere utilizzata per analizzare flussi di traffico generati da 85-90 milioni di persone.

Il progetto completo di E-Bike City è stato pubblicato su Story-Map.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili.it scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.