A Milano nascerà la Casa della Collaborazione, lo spazio dove verrà promossa la sharing economy e le figure professionali legate a questo settore in crescita
(Rinnovabili.it) – A Milano nasce “La Casa della Collaborazione”, lo spazio in cui i servizi e gli operatori dell’economia condivisa potranno lavorare per la crescita sostenibile del capoluogo lombardo. Ad annunciarlo è stato l’Assessore Cristina Tajani durante l’evento Milano Sharing City che si è tenuto ieri negli spazi di EXPO 2015.
“Siamo la prima città italiana ad aver intrapreso un percorso strutturato di promozione e valorizzazione della sharing economy e, più in generale, di tutte le pratiche collaborative che hanno l’obiettivo di costruire nuove forme di comunità e nuovi processi economici”, ha dichiarato l’Assessore Cristina Tajani che ha continuato: ”Oggi facciamo un passo in più mettendo a disposizione della città un luogo fisico che sarà punto di riferimento per tutti i soggetti interessati a condividere, sviluppare e promuovere idee, progetti e professionalità legate al mondo della sharing economy”.
Cosa sarà la Casa della Collaborazione
La Casa della Collaborazione occuperà l’immobile del Comune di Milano di Via Calusca 10 e gli ambiti di riferimento in cui di muoveranno gli operatori della Sharing economy sono lo sviluppo economico (35%), l’inclusione sociale (35%), la formazione e l’innovazione tecnologica (30%).
A Via Calusca si confronteranno imprese (45%), associazioni (14%), persone fisiche (19%) ed enti di ricerca (7%) ed opereranno esclusivamente a Milano (il 20%), in Lombardia ( 9%), in un singolo quartiere di Milano (7%) ed in tutta Italia per il 41%.
Lo scopo è la promozione di percorsi informativi sulle nuove figure professionali legate alla sharing economy, tema profondamente legato alle smart city, la creazione di uno sportello fisso al quale i cittadini si potranno rivolgere per avere informazioni sull’economia condivisa e lo sviluppo del confronto, lo scambio e la cooperazione tra i vari attori dell’ecosistema economico cittadino.
Il secondo passo sarà quello di creare una rete tra le varie esperienze comunali e regionali simili alla Casa della Collaborazione, per allargare il raggio di azione di questi esempi virtuosi a livello nazionale.