I tre scenari ipotizzati nello studio Symbola-Cresme “La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”
(Rinnovabili.it) – L’Italia è il primo paese d’Europa per numero di case per abitante: stiamo parlando di 599 abitazioni ogni 1.000 abitanti, contro una media europea di 506. Un primato che ci fa comprendere la centralità che le politiche per la casa hanno nel nostro Paese. Ma nei prossimi anni, gran parte dei proprietari saranno chiamati a riqualificare casa per adeguarsi alla direttiva “Case green”, ma anche e soprattutto, per migliorare la qualità del vivere riducendo i costi.
Basti pensare che, se assicurassimo un salto di 2 classi energetiche alle abitazioni residenziali non storiche, otterremmo un risparmio del 40% sulla bolletta, pari ad un risparmio annuo di 1.067 euro.
Il problema sono però i costi per ristrutturare casa, soprattutto in considerazione del fatto che il 72% degli edifici ha più di 43 anni. Nel report “Il valore dell’abitare. La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano”, CRESME, Fondazione Symbola, Assimpredil Ance e European Climate Foundation, hanno elaborato una simulazione precisa dell’impatto che le nuove richieste della Direttiva Case Green avranno sul settore immobiliare italiano.
Un investimento complessivo tra i 170 e i 320 mld
Lo stock edilizio nazionale stimato al 2022 è pari a 12.539.173 di edifici residenziali che ospitano 32.302.242 di abitazioni. Adeguarsi alla direttiva “Case green” EPBD significherà intervenire sul 15% degli edifici meno performanti (3,2 milioni di abitazioni) abbattendo i consumi del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035.
Lo studio Symbola-Cresme ipotizza però tre scenari di intervento, in base ai quali l’investimento complessivo varierebbe tra i 170 miliardi ed i 320 miliardi.
Scenario 1 – Investimento complessivo di 320 miliardi di euro – Nella prima ipotesi, lo studio immagina di intervenire sui 3,2 milioni di abitazioni che rappresentano il 15% del patrimonio con le performance energetiche peggiori, applicando agli investimenti i costi medi registrati negli interventi incentivati con Superbonus 110%.
Scenario 2 – Investimento complessivo di 260 miliardi di euro – Nella seconda ipotesi gli immobili oggetto di ristrutturazione sarebbero sempre le 3,2 milioni di abitazioni con la peggiore performance energetica, ma anziché applicare i costi del Superbonus, inefficienti a causa di molteplici fattori distorsivi, lo studio applica i costi di un mix di interventi più efficienti sul piano della performance energetica, proposti da ENEA nell’ambito del PNIEC.
Scenario 3 – Investimento complessivo pari a 145 – 170 miliardi di euro – L’ultima ipotesi stima invece cosa accadrebbe applicando il salto di due classi inizialmente chiesto nella prima versione della Direttiva case Green. Utilizzando il sistema Docet di Enea, lo studio ha definito gli interventi-tipo da sostenere per ristrutturare casa in base a diverse tipologie di unità immobiliari. In questo caso portare 3,2 milioni di abitazioni dalla classe G alla E costerebbe 145 mld, che salgono a 170 mld con l’installazione di pannelli fotovoltaici.
Una casa ristrutturata vale il 44% in più
Ipotizzare un salto di due classi per adeguarsi alla direttiva “Case green” nella sua ipotesi iniziale, consentirebbe un risparmio del 40% in bolletta. Inoltre, una casa ristrutturarta vale il 44,3% in più. Incremento che arriva al 50,8% fuori dalle aree metropolitane in luoghi non turistici, mentre nelle periferie, nelle corone delle aree metropolitane le case ristrutturate valgono il 40,5% in più di quelle non ristrutturate. Si tratta di aree dove si concentra la fascia più debole dal punto di vista energetico del patrimonio edilizio e la fascia economicamente più debole della popolazione. La forte spinta agli investimenti degli ultimi anni ha messo a segno un contributo notevole al risparmio energetico.
Secondo il recente report ENEA, al 2023 le 4 misure incentivanti (Ecobonus, Superbonus, Bonus Casa, Bonus Facciate) hanno contribuito ad un risparmio complessivo di almeno 51.340 GWh/anno di energia e alla riduzione di almeno 9.859 kt/anno di CO2. “Ecco perchè l’obiettivo della Direttiva EPBD di far abbattere il consumo medio dell’intero patrimonio edilizio del 16% entro il 2030 deve rappresentare per il Paese una occasione per creare lavoro, sviluppare nuove competenze e dare nuovo impulso alla filiera edilizia, motore della crescita economica interna”, sottolinea il report. “Si stima infatti che ogni miliardo di euro di investimenti in costruzioni produca un valore aggiunto di un miliardo e 100 milioni e un effetto diretto e indiretto sull’occupazione di 15.132 nuovi posti di lavoro”.