In Italia il gender pay gap tra donne e uomini laureati in ingegneria è pari al 48%
(Rinnovabili.it) – Si pensa spesso che, tra i vari fattori, all’aumento del gender gap abbia contribuito la disparità di accesso all’istruzione tra donne e uomini, eppure i dati mostrano tutt’altro panorama. In Italia, nella popolazione tra 25 e 64 anni, il 65,7% delle donne ha almeno un diploma, a fronte del 60,3% tra gli uomini. Inoltre, nella medesima classe d’età, tra le donne il 23,5% possiede una laurea, contro il 17% rilevato tra gli uomini. In altre parole, le donne sono più diffusamente istruite rispetto agli uomini. Ma è una volta entrate nel mondo del lavoro che le cose cambiano.
A mettere sotto i riflettori il divario di genere ancora fin troppo diffuso nel nostro Paese, e non solo, è il Centro Studi del CNI, in occasione dell’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna.
Italia in testa per donne laureate in discipline STEM
Nonostante le statistiche mostrano come le donne cerchino di accedere a corsi di studio con maggiore intensità rispetto al genere maschile, aspirando ad ottenere una laurea in misura consistentemente maggiore di quanto lo facciano gli uomini, ancora oggi le donne hanno maggiore difficoltà a trovare lavoro.
Il problema è evidente anche nel settore dell’ingegneria e, più in generale in ambito STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Difficoltà a permanere nel mercato del lavoro, ad intraprendere percorsi di carriera e posizioni di vertice pari a quelli a cui accedono gli uomini, ad essere retribuite nella stessa misura dei colleghi a parità di mansioni esercitate.
“Anche in questo caso, però, occorrerebbe sfatare alcuni luoghi comuni”, sottolinea il Centro Studi CNI”. Attualmente in Italia il numero di donne con un titolo terziario in ambito STEM è più contenuto rispetto a quello degli uomini: considerando la popolazione di giovani adulti (25-34 anni), tra le donne solo il 16,6% ha un diploma o laurea nelle discipline STEM, a fronte del 34,5% rilevato tra gli uomini.
Ma da qualche tempo, anche in questo ambito, si sta assistendo ad un cambiamento. In Italia, ad esempio, il numero si lauree magistrali nelle aree disciplinari STEM tra il 2013 ed il 2021 è aumentato del 35%. Una delle percentuali più elevate in Europa: in Germania l’incremento è stato del 30%, in Francia del 24,2%, in Austria del 28%, in Belgio del 33% e nel Regno Unito intorno al 20%.
Guardando al solo settore dell’ingegneria, oggetto dello studio, il gender gap nel numero di laureati si sta lentamente riducendo. Nel 2010 le laureate magistrali in ingegneria costituivano il 23% del totale laureati in ingegneria, mentre nel 2021 costituiscono il 30,8%.
Muta lo scenario ma non cambia il mercato del lavoro
“In questo scenario in cambiamento, almeno nei numeri, nulla sembra mutare nel mercato del lavoro e nei divari di genere che esso manifesta”, si legge nel report del CNI. Nell’ambito del lavoro professionale il gender gap nella retribuzione è eclatante: tra gli ingegneri iscritti ad Inarcassa, dove gli uomini registrano un reddito medio di 44.459 euro, le donne presentano la metà del reddito medio pari a 26.083 euro con un gender paygap quasi del 48%. Cambia di poco anche nel campo dell’architettura dove il reddito medio annuo del genere maschile è pari a 33.525 euro a fronte dei 20.748 euro registrati dalle colleghe, con un paygap pari al 38%.
Le ragioni di una tale disparità sono, purtroppo, ben note. Nel mercato del lavoro, soprattutto in Italia, pesa considerevolmente il fatto che le donne, più degli uomini, debbano cercare di conciliare i tempi di lavoro con quello della “famiglia”, unitamente alla sostanziale mancanza di servizi alle famiglie, di asili nido e altre attività diffuse che permettano, soprattutto alle coppie più giovani, di conciliare meglio il lavoro e le esigenze della famiglia.“Queste spiegazioni valgono tuttavia fino ad un certo punto”, afferma lo studio del CNI. “Soprattutto sulle differenze di trattamento salariale non possono più essere addotte giustificazioni per le quali le donne scontano una sorta di ritardo in termini di qualificazione delle competenze rispetto agli uomini. Il recupero dei ritardi è sempre più veloce e, se guardiamo a comparti iperspecialistici come l’ingegneria e l’intero campo delle STEM, in un futuro molto prossimo ci saranno sempre più donne qualificate” conclude il Presidente CNI, Angelo Domenico Perrini.