Nuovi progetti per la stampa 3D in edilizia
(Rinnovabili.it) – Solo 18 ore per “tirar su” le pareti e la prima scuola stampata in 3D ha segnato un nuovo record edilizio. Succede nel distretto nel villaggio di Kalonga, nel Malawi, dove 14Trees ha realizzato in pochissimo tempo il primo edifico stampato dedicato all’istruzione scolastica.
La produzione additiva nel settore edilizio sta lentamente ma progressivamente prendendo piede, mettendosi alla prova con progetti di varie dimensione ed altezze. Ma al di là della pura voglia di sperimentare, a far leva su questo trend è l’esigenza di realizzare velocemente e a bassi costi strutture edilizie di qualità. E di farlo direttamente dove ve ne è più bisogno impiegando materiali da costruzione convenzionali. In questo contesto si inserisce il lavoro di 14Trees, joint venture tra il gruppo CDC – l’istituto finanziario UK per lo sviluppo- e la multinazionale edilizia LafargeHolcim.
La nuova realtà è nata con l’obiettivo di accelerare la produzione e la commercializzazione di soluzioni edilizie ecologiche e convenienti in Africa, per rispondere all’attuale grave carenza di alloggi e scuole. Il nuovo progetto malawense dovrebbe costituire la prova che la stampa 3D può svolgere un ruolo chiave nel colmare il deficit infrastrutturale, fornendo spazi di alta qualità in modo sostenibile, conveniente e veloce su larga scala.
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“Sono molto orgoglioso di come i nostri colleghi di 14Trees abbiano implementato una tecnologia di stampa 3D all’avanguardia per risolvere un’esigenza così essenziale”, ha dichiarato Miljan Gutovic, Responsabile regionale della Holcim Group nei mercati europeo, africano e mediorientale. “Ora che abbiamo dimostrato il concept in Malawi, non vediamo l’ora di estendere questa tecnologia in tutta la regione, con progetti già in cantiere in Kenya e Zimbabwe”. Come in altri progetti simili, il team ha impiegato un grande estrusore per formare le pareti della scuola stampata. Quindi un gruppo di lavoro specializzato ha aggiunto finestre, porte, coperture e accessori vari. Un approccio che può ridurre notevolmente i tempi di costruzione ma anche l’impatto. Il Gruppo CDC sostiene che la tecnica riduca l’impronta ambientale del 50%.
Spiega Juliana Kuphanga Chikandila, Consulente per l’Istruzione Primaria: “Prima avevamo 12 scuole nella zona di Yambe; ora con questa nuova scuola stampata in 3D, sono 13. Per aumentare la nostra offerta di istruzione ai bambini, abbiamo bisogno di altri 4 edifici nella zona di Yambe, ma come distretto abbiamo le strutture necessarie salgono a 50″. Nel solo Malawi, l’UNICEF stima una carenza di 36.000 aule che richiederebbero 70 anni per essere costruite con metodi convenzionali. Secondo 14Trees, questo divario infrastrutturale potrebbe essere colmato in appena un decennio con la produzione additiva.
Ecco perché la jv sta collaborando con una serie di ONG per diffondere la tecnologia a partire dalle famiglie e dalle comunità più bisognose. “Questi progetti – scrive CDC – sosterranno la creazione di posti di lavoro qualificati assumendo e formando esperti locali in ruoli dinamici come operatori di macchine 3D e specialisti dei materiali che lavoreranno in collaborazione con i costruttori locali”.