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Sarà l’Intelligenza Artificiale a mappare le città per valutare il degrado urbano

degrado urbano

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degrado urbano
i output di rilevamento delle immagini di Google Street View – credits: University of Notre Dame

Sfruttando decenni di immagini di street view, l’IA valuta le città anche in base alla presenza di buche, spazzatura, finestre rotte o facciate degradate

(Rinnovabili.it) – Come sarà la vita nelle città tra poco meno di 30 anni? Un’ipotesi la possiamo dare con certezza: sarà molto più densa. Entro il 2050 la popolazione mondiale raggiungerà probabilmente i 9 miliardi di persone, il 75% delle quali vivrà proprio in città. In un ambiente così densamente popolato il degrado urbano potrebbe portarsi dietro non pochi problemi gestionali e sociali. In nostro aiuto potrebbe però arrivare l’Intelligenza Artificiale.

L’IA al servizio dei pianificatori

Secondo il team di ricercatori dell’Università di Notre Dame e dell’Università di Stanford la qualità dell’ambiente fisico urbano diventerà sempre più determinante per il benessere umano e per lo sviluppo di un futuro sostenibile. Ma misurare e monitorare la qualità dell’ambiente cittadino e di conseguenza del degrado urbano è estremamente difficile, a causa delle disparità spaziali e della quantità di elementi che entrano a far parte dell’equazione. La possibile soluzione al problema potrebbero averla trovata Yong Suk Lee, assistente professore di tecnologia, economia e affari globali alla Keough School of Global Affairs dell’Università di Notre Dame, e Andrea Vallebueno dell’Università di Stanford. Sfruttando l’apprendimento automatico i due team hanno elaborato un metodo scalabile che permette di misurare il degrado urbano a livello fisico e temporale.

Mentre il mondo si urbanizza, i pianificatori urbani e i politici devono assicurarsi che la progettazione e le politiche urbane affrontino adeguatamente questioni critiche come il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti, la povertà, la salute e la sicurezza degli abitanti delle città, nonché la crescente disuguaglianza all’interno e tra le città”, ha sottolineato Lee. “Utilizzando l’apprendimento automatico per riconoscere modelli di sviluppo dei quartieri e di disuguaglianza urbana, possiamo aiutare i pianificatori urbani e i politici a comprendere meglio il deterioramento dello spazio urbano e la sua importanza nella pianificazione futura”.

Buche e spazzatura avranno vita breve

Al posto dei fattori solitamente tenuti in considerazione per determinare la qualità urbana, come il tasso di criminalità o il livello di reddito, la ricerca parte dall’analisi delle migliaia di immagini disponibili con street view.

Il modello di IA utilizzato da Lee e Vallebueno si chiama YOLOv5. Questa forma di intelligenza artificiale è in grado di rilevare otto classi di oggetti che indicano degrado urbano o contribuiscono a creare uno spazio urbano sgradevole: quali buche, graffiti, spazzatura, tende, sbarre o finestre rotte, facciate scolorite o fatiscenti, erbacce e segnaletiche di servizio. La sperimentazione è stata condotta in tre città: San Francisco, Città del Messico e South Bend, Indiana.

Analizzando le immagini raccolte provenienti dagli stessi ambienti urbani in un lasso di tempo ben definito, l’IA è in grado di rilevare l’incidenza del degrado urbano quartiere per quartiere, individuando quali sono gli elementi da modificare per tornare ad alzare la qualità della vita dei cittadini.

Secondo i due ricercatori a capo del progetto, uno strumento che sfrutta l’IA e l’apprendimento automatico potrebbe velocizzare notevolmente i processi di pianificazione e le decisioni della politica, cambiando in maniera oggettiva l’ambiente urbano.

I risultati della ricerca sono stati recentemente pubblicati su Scientific Reports.

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