Il progetto del Chao Phraya Sky Park (CPSP) è realizzato da Landprocess
(Rinnovabili.it) – La pandemia ha segnato profondamente l’intero globo, ma alcuni luoghi hanno saputo sfruttare questo particolare stand-by storico con grande creatività. E’ il caso del progetto di riutilizzo urbano di Bangkok per il Chao Phraya Sky Park (CPSP) di fatto il primo ponte con accesso ai pedoni ad attraversare il fiume.
L’opera incompiuta da quasi 40 anni è oggi un importante punto di collegamento tra la città vecchia e la nuova, ma non solo. Riqualificando le aree di ingresso e uscita del ponte ed i rispettivi brani di città limitrofi, il ponte CPSP è diventato un parco pedonale di fondamentale importanza della città. La vista dal ponte spazia a 360 gradi verso lo skyline della città, incorniciata dal vicino Memorial Bridge, il primo ponte carrabile ad attraversare il fiume Chao Phraya.
E proprio al Memorial Bridge si ispira il nuovo design del ponte progettato da Landprocess, emblema di riutilizzo urbano creativo.
Da spazio inutilizzato a polmone verde a servizio della città
Il progetto del 1984 del vecchio ponte soprannominato dai cittadini di Bangkok “ponte amputataso” prevedeva la costruzione di due corsie dedicate alle automobili, divise da uno spazio riservato alla ferrovie. La parte centrale del progetto non venne mai realizzata. Per 40 anni rimase abbandonata, fino al 2015 quando il progetto Bangkok2050 guidato dal dipartimento di Pianificaizone urbana della città, decise di rivitalizzare i distretti centrali della città.
Ha preso così forma l’idea del Chao Phraya Sky Park, un parco pedonale inserito al centro delle due carreggiate, che fosse sia un collegamento che un polmone verde realizzato con tutti i criteri carbon neutral.
Nel progetto infatti tutte le vecchie infrastrutture sono state recuperate, studiando con attenzione come adattarle alle nuove esigenze. Un lavoro compito solo grazie alla stretta collaborazioen tra tutti gli attori interessati, dai paesaggisti del progetto, agli ingegneri strutturali, dai responsabili della pianificazione urbana locale fino alla manodopera.
Lo stop imposto dalla pandemia ha permesso di completare i lavori in tempo record.
Oltre al recupero delle infrastrutture preesistenti, il progetto del CPSP ha dovuto studiare nel dettaglio anche la tipologie delle piante da inserire, prestando attenzione alla disponibilità o meno di terreno, alla forza del vento, al recupero dell’acqua piovana,: Il parco doveva garantire l’accesso protetto dei pedoni, senza però compromettere la visuale o la viabilità delle vicine carreggiate.
Il risultato finale è degno di nota e andrebbe preso ad esempio ed esportato in altro contesto simili in qualsiasi parte del mondo. Oggi il ponte è parte integrante della città e quotidianamente utlizzato da cittadini e turisti.