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Risparmio energetico, CNI: “Grazie ai bonus 16.000 GWh in meno l’anno”

Risparmio energetico
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Il risparmio energetico non può dissociarsi dalla messa in sicurezza antisismica dato che in Italia 6,8 mln di persone vivono in zone a rischio medio

(Rinnovabili.it) – Un traguardo raggiunto di notevole portata quello del risparmio energetico prodotto grazie ai bonus edilizi, strumenti da riorganizzare, ma sicuramente non da lasciare da parte. Si conclude con un giudizio positivo a favore degli incentivi all’edilizia la prima giornata del 67° Congresso Nazionale degli Ingegneri che ha chiamato a raccolta molteplici ospiti illustri del panorama contemporaneo.

Tra i punti messi a fuoco accanto all’imminente revisione della Direttiva “Case Green” anche la necessità di mettere in sicurezza il fragile territorio nazionale, alcune novità in merito ai lavori del Ponte sullo Stretto e l’esigenza di accelerare il processo di riorganizzazione del Testo Unico Edilizia.

Entro il 2033 necessari 13,4 milioni di interventi edilizi

Secondo i dati raccolti dal Consiglio nazionale Ingegneri, il risparmio energetico assicurato dai bonus edilizi ha raggiunto i 16.000 GWh/anno pari a 1,4 miliardi di metri cubi di gas risparmiati. Un traguardo di importanza considerevole soprattutto in vista delle numerose riqualificazioni energetiche che il nostro Paese dovrà metter in conto per garantire il raggiungimento dei due paletti temporali individuati dalla Direttiva UE EPBD:

Le stime parlano di ben 13,4 milioni di alloggi che andranno riqualificati nei prossimi 10 anni per raggiungere la classe D. “Impossibile, dunque, immaginare che gli obiettivi di risparmio energetico imposti dall’Europa possano essere realizzati senza un supporto economico, anche attraverso una riformulazione dei bonus edilizi, da parte dello Stato”.

Dissesto idrogeologico, la prevenzione è fondamentale

Un altro tema caro al CNI ed affrontato nel corso del Congresso Nazionale è il dramma della fragilità del territorio italiano. “Gli italiani che vivono in zone a rischio medio sono 6,8 milioni, quelli a rischio alto 2,4 milioni. In totale sono, dunque, 9,2 milioni gli italiani interessati”, ha ricordato il Consigliere del CNI Alberto Romagnoli. Come più volte ricordato l’unica soluzione è la prevenzione, indispensabile sia per un risparmio energetico che per un risparmio di vite umane. “Per fronteggiare in modo sistematico il problema del dissesto idrogeologico in Italia si stima un fabbisogno minimo di 26,58 miliardi di euro per opere di prevenzione e mitigazione”, calcola il Centro Studi CNI. Ci sono milioni di persone a rischio frana e idraulico. Se sappiamo i rischi a cui siamo esposti possiamo intervenire. Noi supportiamo il monitoraggio degli interventi”. A dirlo Daniele Spizzichino, ingegnere dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale. “Bisogna spiegare alle persone – ha aggiunto – cosa fare in caso di allerta meteo, ci sono dei protocolli di comportamento da seguire ma devono essere diffusi”.

Ponte sullo Stretto: entro l’estate via ai lavori

Nell’ambito della protezione del territorio il tema delle infrastrutture diventa fondamentale. “Il Mose – ha spiegato Enrico Foti, dell’università di Catania – sta funzionando benissimo. Non ha alcun impatto paesaggistico ed è importante comunicare al meglio i nostri progetti. Quando ci sono eventi drammatici come le alluvioni non ci sono ricette, è necessario un nuovo approccio metodologico. Il prossimo Mose lo stiamo già realizzando la diga di Genova, un’opera sfidante”.

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E il ruolo degli ingegneri sarà determinante anche per la prossima opera al centro del dibattito politico: il Ponte sullo Stretto di Messina. Ad intervenire sul tema è lo stesso Matteo Salvini, Ministro delle Infrastrutture in apertura della prima giornata del 67° Congresso del CNI: “Per l’estate 2024 abbiamo l’obiettivo di avviare i lavori per la realizzazione di questa grande opera. La fine dei lavori possiamo fissarla al 2032”. Il ruolo degli ingegneri sarà di estrema importanza per l’opera, come sottolinea la professoressa Ida Angela Nicotra dell’Università di Catania, “bisogna fugare dubbi e diffondere false notizie cioè che possa solo migliorare le condizioni ambientali di Messina. Il ponte non sarà un’opera isolata ma significa anche portare l’alta velocità in Sicilia diminuendo l’utilizzo dell’automobile”.

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