(Rinnovabili.it) – La terra torna a tremare in Italia e lo fa ad un solo giorno di distanza dalle polemiche sollevate lo scorso venerdì dai rappresentati del settore edile, in riferimento al recente decreto legge numero 59 sulla Protezione civile dove si stabilisce che non sarà più lo Stato a pagare i danni causati agli edifici privati dalle calamità naturali, rendendo sempre più concreta l’ipotesi di una polizza assicurativa per la riparazione e ricostruzione. A generare perplessità è stata soprattutto la tendenza del Governo nella scelta di una politica dell’emergenza rispetto a quella della prevenzione e della manutenzione, più volte auspicata dai rappresentanti di categoria e messa in luce dalle ripetute richieste del “fascicolo del fabbricato” fondamentale per il monitoraggio delle condizioni in cui versano le nostre strutture edilizie. Per una tragica fatalità a poche ore di distanza da questo dibattito, le città emiliane sono state investite dal sisma, riportando all’attenzione generale la necessità di riqualificare un patrimonio edile che entro i prossimi 10 anni sarà costituito per l’85% da edificio di oltre 40 anni, 6 milioni dei quali esposti a grave rischio sismico ed 1 milione a rischio idrogeologico.
E’ il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori a parlare per primo sottolineando la necessità improcrastinabile di inserire un “tagliando decennale dei fabbricati che ne certifichi le condizioni statiche, della sicurezza degli impianti, delle condizioni energetiche e di inquinamento e che consenta – attraverso un monitoraggio costante – di tenere sempre alta la vigilanza e l’attività di prevenzione sul patrimonio edilizio delle nostre città”.
Interventi mirati alla risoluzione dei gravi problemi strutturali che attualmente interessano un’altissima percentuale di edifici italiani, attraverso un piano nazionale che costringa una volta per tutte le singole Regioni ad intervenire tempestivamente per evitare il ripetersi di tragedie annunciate.