Berlino ha il potenziale per riscaldare 14.660 case
(Rinnovabili.it) – I motori della auto di passaggio nei parcheggi sotterranei riscaldano l’aria che a loro volta cede calore alle falde acquifere, e se trasformassimo questa energia termica in una fonte sufficiente per riscaldare casa? E’ quello che hanno provato a fare i ricercatori dell’Università Martin Luther Halle-Wittenberg (MLU), del Karlsruhe Institute of Technology e dell’Università di Basilea. Analizzando le temperature in 31 parcheggi sotterranei in varie città di Germania, Austria e Svizzera sono riusciti ad elaborare un profilo termico dimostrando che, se adeguatamente potenziati con pompe di calore geotermiche, i parcheggi sotterranei hanno un ottimo potenziale.
Come sfruttare il calore dei parcheggi per riscaldare casa
Nella sola città di Berlino per esempio, il team stima che vengano emessi ogni anno circa 0,65 petajoule di energia, teoricamente sufficienti a rifornire calore a circa 14.660 famiglie.
“Naturalmente, il solo calore proveniente dalle acque sotterranee non è sufficiente a coprire il fabbisogno di riscaldamento di una città come Berlino o anche di un paese come la Germania. Né i livelli di temperatura delle acque sotterranee vicino alla superficie sono abbastanza alti da fornire calore senza una pompa di calore. Tuttavia , sappiamo da studi precedenti che il potenziale dell’energia geotermica va ben oltre e che potrebbe dare un contributo significativo alla fornitura di calore sostenibile”, afferma il professor Peter Bayer dell’Istituto di geoscienze e geografia della MLU.
Da decenni inoltre, la temperatura delle acque sotterranee è in aumento a causa del riscaldamento globale. Un fenomeno che viene accentuato dalla sempre maggiore densità urbana ed impermeabilizzazione del suolo, dalla mancanza di vegetazione e dal calore irradiato direttamente dai tuennel di collegamento e dai parcheggi sotterranei. Insomma sotto i nostri piedi c’è un potenziale inutilizzato che potrebbe trasformarsi in una riscorsa per riscaldare casa eliminando le fonti fossili.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Science of The Total Environment” ed ha ricevuto il finanziato dalla Deutsche Bundesstiftung Umwelt (DBU) e del programma Margarete von Wrangell del Ministero della scienza, della ricerca e delle arti dello Stato del Baden-Württemberg.