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Riscaldamento domestico a idrogeno? C’è chi storce il naso

Un gruppo di imprese, associazioni industriali, ONG e gruppi di riflessione ha sollecitato la Commissione europea a dare la priorità a rinnovabili ed efficienza per decarbonizzare il patrimonio edilizio comunitario evitando l'uso diretto dell'idrogeno

Riscaldamento domestico a idrogeno
Foto di ri da Pixabay

Le priorità della Renovation Wave secondo l’Alleanza Europea per il Risparmio Energetico

(Rinnovabili.it) – In Scozia c’è una comunità che ha fatto parecchio parlare di sé, quest’anno. Si tratta di Levenmouth, conurbazione sulla costa orientale, scelta dal progetto H100 Fife per testare il riscaldamento domestico a idrogeno. L’iniziativa rappresenta una prima mondiale e ha già attirato diverse attenzioni a livello europeo e mondiale. Al punto che diverse società nel settore del gas stanno attualmente conducendo studi di fattibilità nel Vecchio continente che puntano in questa stessa direzione. Ma non tutti sono convinti della bontà di una simile soluzione. Un nutrito gruppo di imprese, associazioni industriali e ONG ha scritto in questi giorni alla Commissione Europea per sollecitare l’esecutivo a non perdere di vista le giuste priorità quando si parla di decarbonizzazione del settore edilizio.

La coalizione è composta da ben 33 realtà tra cui il WWF e Climate Action Network Europe. E nella missiva indirizzata al vicepresidente esecutivo Frans Timmermans, affronta di petto la questione. I cofirmatari sottolineano che per raggiungere un obiettivo climatico dell’UE più elevato per il 2030, saranno necessarie massicce riduzioni delle emissioni nel settore edile (<60% rispetto al 2015). Ciò richiederà di accelerare l’efficienza energetica e l’integrazione delle energie rinnovabili, come previsto dalla strategia Renovation Wave. Ma in questo contesto, scrive il gruppo, c’è poco spazio per il vettore H2.

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“L’idrogeno rinnovabile può svolgere un ruolo nei settori difficili da decarbonizzare, ma il suo uso diretto per il riscaldamento su larga scala è problematico perché presenta molte incertezze legate alla scalabilità, ai costi della sua produzione e alle inefficienze”, si legge nella missiva. La colazione invita Bruxelles a non sopravvalutare il potenziale del “gas a emissioni zero”; gas, sottolineano, che verrebbe importato principalmente dall’estero“Ciò costringerebbe i contribuenti dell’UE a finanziare infrastrutture non necessarie, come i gasdotti (o il loro aggiornamento), deviando le risorse finanziarie da soluzioni di decarbonizzazione del calore immediatamente applicabili e più sostenibili”.

“Per ottenere maggiori riduzioni delle emissioni entro il 2030 – ha commentato Monica Frassoni, Presidente dell’Alleanza Europea per il Risparmio Energetico – l’UE deve agire rapidamente per decarbonizzare gli edifici. Per far sì che ciò accada, dobbiamo dare priorità all’efficienza energetica e alle rinnovabili, utilizzando l’idrogeno per decarbonizzare i settori più difficili, come la chimica e l’acciaio”.