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Da rifiuti da demolizione a cupola geodetica, grazie all’ingegneria circolare

Il progetto prevede la creazione di un passaporto digitale dei materiali edili, per tracciare i rifiuti da demolizione e riutilizzarli dove possibile farlo

Il progetto pilota dell’ETH prevede la costruzione di una cupola in legno con rifiuti da demolizione

(Rinnovabili.it) – Nel cuore dell’ETH di Zurigo un gruppo di ricercatori sta sviluppando un sistema per dare nuova vita ai rifiuti da demolizione creando un vero e proprio passaporto digitale dei materiali dismessi.

Il team guidato dall’assistente professoressa Catherine De Wolf, del dipartimento di Circular Engineering for Architecture (CEA), realizzerà nelle prossime quattro settimane, una cupola geodetica utilizzando esclusivamente materiali di riciclo da precedenti costruzioni. Il primo passo è ovviamente stato quello di recuperare il materiale necessario per il primo prototipo. Un vecchio deposito in demolizione a Ginevra ha aperto le porte al team, consentendogli di recuperare qualsiasi materiale desiderassero.

A spingere la professoressa ed i suoi dottorandi ad intraprendere questo percorso, è il peso insostenibile che l’industria delle costruzioni ha a livello globale. E buona parte dei materiali che finiscono in discarica potrebbero avere una seconda dignitosissima vita.

La soluzione giusta per ogni sfida

“Eseguendo noi stessi ogni fase del processo, possiamo costruire un quadro più chiaro di dove si trovano le sfide e identificare le soluzioni migliori”, sottolinea De Lupo, dottoranda del progetto.

Per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione del settore edile, la strada migliore secondo il team, è quella della digitalizzazione. Un percorso che ottimizza efficienza e sostenibilità mostrando dove e come la componente digitale può agire.

Per la cupola geodetica in costruzione nei laboratori di Hönggerberg, questa componente si è rivelata nel calcolo di ogni singolo elemento che farà parte della costruzione, della sua provenienza e dell’esatto ruolo che ricoprirà successivamente nel progetto. A differenza di quanto ci si possa aspettare infatti, ogni trave che disegna la classica struttura a triangoli della cupola, ha dimensione e forma differente. Questo perchè proviene da un percorso di riciclo di rifiuti da demolizione.

Far quadrare i conti e permettere alla struttura di reggersi nonostante le difformità è il compito del software di calcolo. I pezzi vengono utilizzati alla massima efficienza in base alla loro forma d’origine, evitando così ulteriori sprechi di materiali.

Il passaporto digitale dei materiali demoliti

Nonostante alcune aziende già oggi utilizzino materiali recuperati da precedenti cantieri, questo processo è ancora complesso e costoso da gestire.

Ma cosa accadrebbe se tutte le informazioni sui materiali di un edificio esistente fossero disponibili su una piattaforma digitale? Nel momento stesso della progettazioni gli architetti potrebbero facilmente rintracciare i materiali necessari ovunque essi siano.

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La pandemia più di ogni altro precedente evento, ha evidenziato quanto sia fragile l’equilibrio. Se la catena di approvvigionamento si blocca in uno qualsiasi dei suoi anelli, l’intera filiera si ferma.

Ecco che l’economia e l’ingegneria circolare per l’architettura diventano fondamentali.

Un QR code per ogni pezzo

Il progetto della cupola geodetica della professoressa De Wolf ha creato simultaneamente anche una banca dati online di tutti i materiali da costruzione impiegati. L’intera fase della vita del legno è stata mappata, comprese le informazioni di dimensione e qualità. Facilitare questo passaggio sarebbe possibile introducendo un semplice QR code degli elementi. Rendendo le informazioni facilmente accessibili a tutti online.

E’ la capacità di combinare la sensibilità ambientale con un’affinità per il mondo digitale”, ciò che cerca la professoressa DeWolf. “Ma può essere una chiamata difficile. Da una parte ci sono persone che combattono per l’ambiente come Greta Thunberg, e dall’altra fanatici della tecnologia come Elon Musk”. “Quello che cerco sono nativi digitali disposti a dedicare le proprie competenze alla protezione dell’ambiente”.