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Reddito ingegneri, incremento del 31,2% grazie a stimoli PNRR e Superbonus

Reddito ingegneri
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Il rilancio delle opere del PNRR ed il Superbonus hanno favorito un consistente incremento della domanda

(Rinnovabili.it) – Ottime notizie per gli ingegneri italiani, dopo la flessione registrata nel 2020 il reddito degli ingegneri torna a salire, preparandosi a chiudere il 2023 in rialzo rispetto alla media degli ultimi anni. A concorrere in positivo a questi risultati sono stati soprattutto Superbonus, grazie alla consistente domanda di interventi ed il PNRR, con il rilancio delle opere pubbliche su scala nazionale. Lo rileva il Centro Studi del CNI con un report presentato in occasione del 67° Congresso Nazionale degli Ordini di Ingegneria.

Cresce il reddito degli ingegneri, più alto di quello degli architetti

Nonostante un quadro economico incerto, già nel 2021 il reddito degli ingegneri iscritti a Inarcassa ha registrato un considerevole incremento. Alla flessione del 2020 è seguita una crescita del 31,2%, che ha permesso alla categoria di passare da un guadagno medio di 34.776 euro del 2020 a quasi 45.626 euro nel 2021, con una previsione di chiudere il 2023 ad un livello medio di 48.736 euro.

L’incremento si percepisce anche a confronto con l’altra figura tecnica facente capo ad Inarcassa, ovvero gli architetti. Rispetto a questi ultimi, il comparto ingegneristico ha fatturato negli ultimi due anni circa 1,5 miliardi di euro in più, con un incasso totale di 5 miliardi di euro contro i 3,5 miliardi incassati dagli architetti.

Quanto valgono oggi le attività professionali di ingegneria e architettura e che peso hanno nel quadro economico nazionale? Se si considera il nucleo centrale degli operatori ovvero l’insieme degli ingegneri e architetti iscritti a Inarcassa, di quelli non iscritti ma con partita Iva e delle società di ingegneria, il fatturato da essi generato è passato da 7,9 miliardi di euro a 12 miliardi stimati per il 2022 e per il 2023. 

Un incremento favorito da PNRR e Superbonus

Ma a cosa si deve la crescita così consistente del reddito degli ingegneri e del fatturato totale degli studi professionali degli ultimi due anni?
Sicuramente tale incremento è stato favorito dalle misure eccezionali adottate dopo la pandemia che, nello specifico ricadono all’interno del PNRR e del Superbonus, nonostante la crescita dovuta a quest’ultima voce non sia stata così lineare come si potrebbe pensare.

L’attuazione di progetti con il Superbonus ha presentato e presenta ancora oggi delle complessità che hanno reso spesso estremamente critico il lavoro dei professionisti. Basti pensare che dal 2020 ad oggi la normativa in questa materia è cambiata ben 34 volte.

In un contesto complesso e tutt’altro che favorevole, se non per le ingenti risorse potenzialmente disponibili, i professionisti dell’area tecnica ed in particolare la categoria degli ingegneri ha mostrato un elevato livello di resilienza, ovvero di capacità di cogliere le opportunità del mercato, adattandosi o risolvendo una molteplicità di fattori critici”, prosegue il Report del Centro Studi CNI.

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L’auspicio è che a questo aumento di valore corrisponda anche un rafforzamento strutturale del comparto. A ben guardare la dinamica dei dati, vi potrebbe essere il pericolo che il marcato incremento della domanda di servizi di ingegneria e architettura possa trasformarsi in un “effetto bolla” anche a causa della progressiva riduzione di finanziamenti (e di lavori) legati ai bonus per l’edilizia (almeno fino a quando non verrà rimodulato il piano degli incentivi)”.

A giocare un peso determinante sui piatti della bilancia saranno le prossime mosse del Governo, che dovranno regolare un quadro normativo incerto ed una politica per ora abbastanza confusa sulla gestione delle risorse del PNRR.

Alla luce di questi elementi gli operatori dei servizi di ingegneria e architettura, sia grandi che più piccoli, dovrebbero “mettere a valore il maggior peso strategico acquisito e adottare una strategia che porti al rafforzamento del comparto”, prosegue il CNI. “Questa fase espansiva del ciclo economico dovrebbe ad esempio spingere, soprattutto gli studi professionali di minori dimensioni, ad adottare in modo più spinto alcune innovazioni, come il Bim e a procedere a forme di aggregazione che consenta di aumentare il potere di mercato degli organismi professionali”.

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