In un futuro in cui la popolazione invecchia e il caldo aumenta, proteggere i vulnerabili diventa d'obbligo. Un report dell'EEA affronta il problema del raffrescamento passivo sostenibilie degli edifici nel suo impatto sociale
Secondo Eurostat dal 2010 al 2019 la richiesta energetica per il raffrescamento è aumentata del 212%
(Rinnovabili.it) – La popolazione mondiale sta invecchiando. Noi italiani entro il 2050 saremo per oltre un terzo ultra 65enni. E una popolazione più vecchia è una popolazione più vulnerabile. Nel frattempo il caldo aumenta tanto da registrare record storici. Ecco che l’impegno verso politiche sostenibili che incentivino il raffrescamento passivo degli edifici non appare solo un contentino per pochi, ma si trasforma nell’impegno di molti.
Basta guardarsi intorno in questo insolito inizio anno per percepire la portata del cambiamento climatico. Picchi di calore quasi primaverili dopo una delle estati più bollenti di sempre. E dato che noi europei siamo abituati a trascorrere fino al 90% del nostro tempo tra “quattro mura” è chiaro che la qualità dell’ambiente costruito non può non entrare a far parte di ragionamenti a breve termine.
Secondo le ultime stime le ondate di calore tra il 1980 e il 2020 nei 32 paesi dell’AEA hanno causato tra i 77.000 e i 129.000 morti, ben il 90% delle vittime degli eventi climatici estremi.
Non tutti però possono permettersi una casa piacevolmente fresca o ben isolata e questa povertà energetica spinge ad aumentare il divario sociale tra coloro che hanno la possibilità economica per “ristrutturare” casa e coloro che si devono “accontentare” di edifici vetusti e poco efficienti.
Quando il raffrescamento passivo sostenibile diventa una forma di giustizia sociale
L’EEA – European Environment Agency – nel rapporto “Cooling buildings sustainably in Europe” prova a puntare i riflettori sul legame tra il raffrescamento passivo sostenibile degli edifici, le politiche internazionali e l’impatto sociale.
Secondo l’Eurostat tra il 2010 e il 2019 la richiesta energetica per il raffrescamento degli edifici è aumentata del 212%. Dato che questa domanda è destinata ad aumentare esponenzialmente nei prossimi tre decenni, è essenziale agire ora affinchè questa richiesta non venga soddisfatta solo con soluzioni attive – come ad esempio i condizionatori- destinate per altro ad aumentare ancora di più le emissioni di gas serra in atmosfera. Una questione non da poco se si considera che il comparto delle costruzioni risucchia ben il 34% della domanda energetica globale.
Leggi anche Emissioni edifici fuori strada: raggiunto il massimo storico di 10GtCO2
Un involucro edilizio efficiente perciò fa bene a chi lo occupa, fa bene all’ambiente e fa bene all’economia.
Il 75% degli edifici UE è stato costruito prima dell’introduzione di standard termici
La maggior parte del patrimonio costruito europeo è sufficientemente vecchio da essere stato realizzato prima delle molteplici normative sugli standard termici. Abitazioni con tetti e muri che perdono, pavimenti o fondamenta umidi, infissi e solai marci, una fotografia che fa storcere il naso eppure nel 2020, secondo Eurostat, tra il 5% e il 39% della popolazione viveva in queste condizioni.
“Pertanto, il surriscaldamento negli edifici europei non è solo una questione di comfort, ma anche, e sempre di più, una questione di clima, salute e giustizia sociale” sottolinea il report EEA.
Le attuali politiche comunitarie come il Fit for 55 o l’Ondata di Rinnovamento puntano nella direzione giusta, provando a migliorare la qualità dell’involucro edilizio oltre a promuovere tecnologie sempre più efficienti e poco emissive.
Il raffrescamento passivo negli edifici non è uguale per tutti
Come sottolinea l’EEA, tracciare un’unica guida di riferimento per implementare il raffrescamento passivo degli edifici in chiave sostenibile non sarebbe la strada corretta, soprattutto perchè il buon esito dell’interventi dipende dal contesto in cui ci si inserisce. Una casa in Norvegia dovrà rispondere ad esigenze diverse di una casa in Grecia.
Il report EEA individua 4 obiettivi chiave per il successo della missione.
In primo luogo dare la priorità alle pratiche che riducono il fabbisogno energetico per il raffreddamento degli edifici, compresi gli interventi che permettono di ridurre il carico di raffreddamento, le opzioni di raffredamento passivo e l’implementazione della natura nelle aree circostanti all’abitazione.
In secondo luogo definire dei set di soluzioni di raffreddamento ottimali che combinino soluzioni passive e attive, favorendo la sensibilizzazione e le opzioni comportamentali ottimali.
In terzo luogo adattare tutti gli interventi al contesto locale, basandosi sulle condizioni climatiche attuali che su quelle future, sulla tipologia dell’edificio, sulla densità urbana, sui dati demografici, sulle condizioni ambientali, sulla qualità della rete elettrica. Quarto, identificare i gruppi più vulnerabili dal punto di vista della salute, che necessitano di maggiore interventi di raffrescamento e di misure preventive.
Ovviamente si parla di tecnologie attive basate su un uso rinnovabile dell’energia e di soluzioni passive come le schermature solari, la ventilazione naturale, l’aumento delle zone verdi urbane a anche interne agli edifici. Ma se si vogliono ottenere risultati ottimali, la pianificazione deve essere fatta su larga scala: ad esempio non si può chiedere ai cittadini di favorire la ventilazione naturale mantenendo le finestre aperte se l’inquinamento acustico urbano è eccessivo.
Consapevolezza, monitoraggio e azione
A chiusura del report l’EEA mette in risalto un aspetto di estremo valore, ma che troppo spesso è trascurato: la consapevolezza e la sensibilzzazione della popolazione su questi temi ed un costante monitoraggio dei risultati raggiunti e da raggiungere.
“La complessità del raffreddamento sostenibile, nel contesto del cambiamento climatico e delle crescenti sfide sociali, rende molto difficile risolvere contemporaneamente tutti gli elementi dell’adattamento climatico, della riduzione del consumo energetico, della mitigazione climatica e della giustizia sociale e climatica”, conclude il report. “Nella maggior parte dei casi, la soluzione più efficace comporterà una combinazione di opzioni. Le misure possono essere attuate a diversi livelli, ad esempio a livello di edificio o di città, e da diversi attori, e l’attuazione può essere influenzata da richieste contrastanti di spazio”. Il buon esito dipende dalla coordinazione di tutti gli attori coinvolti, dalla pubblica amministrazione, alla finanza, dai progettisti, ai ricercatori.