Solo nella prima fase di progetto The Line sarebbe in grado di accogliere lo 0,005% della popolazione mondiale che detiene il 5,5% della ricchezza mondiale. Cosa resta all’altra fetta di umanità? Ecco The (OTHER) Line, l’antitesi del progetto saudita dove traffico, congestione ed inquinamento regnano sovrani
The Line di NEOM è una città in costruzione lunga 170 chilometri e composta solo da due grattacieli lineare
Conosciamo tutti il progetto di NEOM chiamato “The Line”, una città lunga 170 chilometri, composta da un unico edificio a specchio alto 500 metri che si estende dall’entroterra al mare. Una città prima di auto, alimentata solo da rinnovabili destinata ad accogliere 9 milioni di persone che, all’interno di un’area di soli 34 km quadrati, avranno accesso a qualsiasi servizio in meno di 20 minuti a piedi o con mezzi pubblici ultra veloci. Ma qual è l’antitesi di questo progetto che da qualche mese inizia a scricchiolare?
La suggestione arriva dal team AI-DA con il progetto The (OTHER) Line.
L’altra THE LINE
AI-DA parte da una riflessione: le circa 300.000 persone previste nei 2,4 km da costruire in The Line entro il 2023, sarebbero sufficienti ad accogliere interamente i cosiddetti individui Ultra-High-Net Worth Individuals (UHNWI). Stiamo parlando dei 243.060 individui (dati del 2022) con un patrimonio investibile superiore a 10 milioni di dollari ovvero quello 0,005% che controlla il 5,5% della ricchezza mondiale.
Costruendo sei The Line da 9 miliardi di residenti ciascuna, si riuscirebbe ad accogliere l’1,1% della popolazione mondiale che controlla il 45% della ricchezza, ben 59,4 milioni di persone. Come è chiaro anche dal progetto si NEOM, vivere in queste città non sarà possibile a chiunque, ma un privilegio riservato a pochi ricchi.
Come sottolineano i ricercatori di AI-DA, il progetto arabo richiama tutti gli elementi dei famosi esperimenti edilizi del primo Novecento, nati però per rispondere alle esigenze abitative della classe operaia. “L’uso intensivo della terra che doveva garantire la massimizzazione dello spazio collettivo e ricreativo diventa invece estrema privatizzazione e controllo degli stessi, trasportati all’interno della linea, delimitato dai 2 muri del grattacielo e rimosso dalla funzione pubblica e la proprietà”, spiega il team di AI-DA.
Se all’esterno rimane solo il deserto, che garantisce l’inaccessibilità a questa oasi felice, dove andranno a vivere quei 2,8 miliardi di persone (53%) che possiedono solo l’1,2% delle ricchezze mondiali?
The (OTHER) Line diventa quindi la controparte del progetto saudita, l’immagine invertita della prima: “una Linea infrastrutturale congestionata e trafficata, scandita lungo il suo percorso da elementi di concentrazione e di rappresentazione dell’autorità amministrativa, che funge da unico collante e collegamento ad una città infinita diffusa senza interruzione sul territorio”. Dove la prima è mimetica, sofisticata e nascosta dietro ad una facciata a specchio, The (OTHER) Line invece è sfrontata, sostituendosi completamente al paesaggio naturale.
Così come il primo progetto celebra l’energia rinnovabile, l’assenza di automobili e zero emissioni inquinanti, il secondo progetto non può rinunciare ai combustibili fossili, al traffico e all’inquinamento per sostenere il proprio sviluppo e sopravvivere.
Chi è AI-DA
Con un background nella progettazione architettonica e nella fotografia digitale, AI-DA porta l’Intelligenza Artificiale nell’architettura, trasformando il processo creativo a cui eravamo abituati. Intervenendo su tre linee di attività, Supporto alla Progettazione, Ricerca e Ambito Artistico, il lavoro del team permette di velocizzare la fase progettuale creando immagini di grande impatto, capaci sia di valorizzare l’architettura che di creare un punto di riflessione sulle implicazioni future dell’ambiente urbanizzato.