Uno sguardo al futuro, verso un 2100 dove l’umanità ha smesso di combattere la natura e l’innalzamento dei mari imparando invece ad adeguarsi ad essa. Come cambierebbe la pianificazione delle città, come si evolverebbe i sistemi economici industriali ed agricoli? Lo scenario “What If” di MVRDV prova a rispondere con grande suggestione
Il caso studio preso ad esempio dallo studio, immagina i Paesi Bassi nel 2100 parzialmente sommersi dall’innalzamento dei mari
Se viaggiassimo nel futuro fino alla fine del 21° secolo potremmo essere testimoni di un mondo del tutto trasformato. Il climate change ed il surriscaldamento globale potrebbero aver giocato un brutto scherzo soprattutto alle città costiere, con l’innalzamento dei mari ad un livello tale da costringerci a riprogettare completamente l’assetto urbano, economico e sociale delle metropoli. In uno scenario “What If”, tre studi di progettazione urbanistica, MVRDV, IMOSS e Feddes/Olthof, hanno indagato le difficili decisioni che un ipotetico Paese sarebbe costretto a prendere per affrontare le sfide di questo secolo.
What if: Nederland 2100
Giocando in casa, MVRDV ha scelto come caso studio i Paesi Bassi che, più di altri, verranno certamente messi a dura prova dall’innalzamento dei mari. Grazie a notevoli competenze ingegneristiche, quello che un tempo era un paese di paludi oggi è il secondo più grande esportatore agricolo al mondo, dietro solo agli Stati Uniti, un paese con 200 volte più terra. Ma cosa accadrebbe se nel 2100 i mari si innalzassero al punto da non riuscire più a contrastare l’avanzata dell’acqua? “Sarebbe la fine per i Paesi Bassi o solo l’inizio di nuove soluzioni radicali attraverso un futuro più sostenibile ed in simbiosi con la natura? si sono chiesti i progettisti di MVRDV.
Ovviamente lo studio propone una soluzione fattibile capace di rispondere alle sfide del cambiamento climatico, proteggendo sia il patrimonio culturale, sia adattando l’economia ad una nuova normalità.
“Questo sforzo non è semplicemente un esercizio accademico, WHAT-IF: Nederland 2100 fornisce materiale per il dibattito sociale e le scelte politiche che potrebbero avere gravi conseguenze nella vita reale” ribattono i progettisti. Oltre al contesto specifico dei Paesi Bassi, lo studio ha rilevanza per oltre 900 milioni di persone in tutto il mondo che vivono in aree costiere basse minacciate dal cambiamento climatico.
Una “mixing deck” per l’innalzamento dei mari
Il punto di partenza per le riflessioni è un “mixing deck” una matrice decisionale per scenari futuri, sviluppata da MVRDV. Incrociando tra loro considerazioni di pianificazione spaziale, eventi legati alla gravità del riscaldamento globale e della crescita della popolazione, l’innalzamento del livello del mare, le decisioni politiche, gli approcci tecnologici piuttosto che quelli naturali, ed affrontandoli in base ai vari scenari quali il team degli edifici, la natura, l’agricoltura, l’industria ed altre funzioni, lo studio aiuta a definire una sorta di trama coerente per ciascuno scenario ipotizzato.
Tutti e tre gli studi hanno progettato ipotizzando uno scenario estremo, con il massimo del riscaldamento globale ed un esponenziale crescita demografica.
La prima presa di coscienza trasversale a tutti gli scenari, è una rinuncia a combattere l’innalzamento dei mari lasciando piuttosto all’acqua la possibilità di fluire nel paesaggio, ma in maniera controllata. Al contrario di ciò che accade oggi, sarebbero gli stili di vita dei cittadini ad adattarsi al paesaggio e non viceversa. Una trama drammatica che però ha permesso agli studi di dimostrare che “anche le condizioni più difficili possono essere prese in considerazione, a patto che vengano prese decisioni coraggiose in tempo utile”.
Città allagate e città di sabbia
Nel caso specifico dei Paesi Bassi, il studio di MVRDV ha immaginato di suddividere il Paese in due combinazioni complementari: una città “di sabbia” iperdensa, asciutta e su un livello più elevato; ed una città allagata pioniera della resilienza ai cambiamenti cliamtici.
Le “sand city” ospiteranno la maggior parte della popolazione e delle attività economiche. Le aree residenziali saranno riqualificate per la massima densità, l’agricoltura sarà accatastata in fattorie verticali, le cinture verdi attorno alle città forniranno zone cuscinetto per l’acqua piovana e la produzione di materiali di origine biologica e i residenti troveranno spazi verdi utilizzabili in cima a ogni tetto.
Le water-logged city invece prenderanno una strada molto diversa. Per proteggere i centri storici le aree interessate verrebbero circondate da grandi dighe. Ma salvare tutto in questo modo non sembra fattibile. Al di fuori di queste dighe, i quartieri si adatteranno a una nuova vita in armonia con l’acqua. I piani terra saranno svuotati con estensioni sui tetti per compensare le abitazioni allagate, mentre una nuova rete di passerelle a livello “terra” collegherà gli edifici. Oltre a questi quartieri, al posto dell’agricoltura e dell’industria tradizionali, la produzione di materiali bio based diventerà l’uso dominante del suolo.
La mobilità su piccola scala sarà garantita con le imbarcazioni, mentre una rete di trasporto interurbano ipermoderna integrata nelle grandi dighe protettive consentirebbe di collegare i grandi centri urbani.
“Ciò che speriamo di comunicare in questo studio è un’idea di ciò che è possibile”, afferma il socio fondatore di MVRDV Winy Maas. “Potrebbe sembrare difficile da immaginare in questo momento, ma potremmo vivere in un paesaggio allagato se dovessimo. Potremmo costruire fattorie in torri se volessimo”. “Ciò che non possiamo fare è continuare con lo status quo, costruendo in modi che sappiamo non essere sostenibili, non resilienti, non flessibili, in un paese che è in gran parte sotto il livello del mare. In questo momento, abbiamo bisogno di un cambiamento totale nella nostra comprensione di ciò che sembra normale e sensato, e di ciò che sembra sciocco e insostenibile”.
Scarica QUI il rapporto WHAT-IF: Nederland 2100.