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Plusvalenze superbonus, per i Notai alcuni interventi andrebbero esclusi

Plusvalenze superbonus

Immagine di xb100 su Freepik

Plusvalenze superbonus
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Nello studio n. 15-2024/T il Notariato propone di tassare al 26% solo il maggior valore derivato da alcuni particolari interventi

(Rinnovabili.it) – Tra le novità più rilevanti introdotte dalla Legge di Bilancio 2024  in termini di detrazioni fiscali per l’edilizia, trova sicuramente posto la tassazione rivista al rialzo per le plusvalenze del Superbonus. Prima di questo momento, le spese sostenute per interventi di superbonus erano comparabili a costi inerenti il bene e, di conseguenza, deducibili dalla plusvalenza tassabile anche in base a quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate.

Ma la Manovra finanziaria di inizio anno ha cambiato tutto. Con l’intenzione di colpire coloro che avevano sfruttato l’agevolazione per scopi imprenditoriali, è stata introdotta una modifica nella disciplina delle plusvalenze da Superbonus: le spese sostenute per i lavori di efficientamento legati a questa agevolazione ed utilizzati sotto forma di sconto in fattura o cessione del credito, non sono più deducibili, ma tassati al pari delle plusvalenze ovvero al 26%, se l’immobile è rivenduto entro 5 anni dai lavori. 

Ma se in linea di principio, la modifica è legittima, il regime di applicazione è incredibilmente vasto e rischia di andare a colpire indistintamente particolari situazioni. 

A sottolineare la necessità di mettere ordine nell’applicazione del testo, è lo studio n. 15-2024/T del Consiglio nazionale del Notariato.

I suggerimenti dei Notai

Secondo i Notai l’obiettivo della tassazione delle plusvalenze è giustamente quello di colpire “il mercato delle abitazioni diverse da quella principale che vengano cedute a titolo oneroso dopo essere state “ristrutturate” avvalendosi dei benefici fiscali del Superbonus”.

Cosa accade però nel caso di interventi sulle parti comuni di edifici condominiali, per lavori trainati di edilizia libera o per immobili ereditati? 

Nello studio il Notariato prova a trovare la quadra al problema indicando alcune possibili soluzione alla tassazione delle plusvalenze quali:

Lo studio riporta inoltre una serie di esempi applicativi che potrebbero essere oggetto di esclusione quali ad esempio l’installazione di pompe di calore, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la sostituzione degli infissi o i pannelli solari.

“In conclusione, recita lo studio,  occorre chiedersi se sia possibile rinunciare ai benefici fiscali del bonus al fine di neutralizzare l’eventuale plusvalenza.In particolare la problematica si pone perché in corrispondenza di un vantaggio, che può risultare anche di scarsa entità, specie se fosse accolta la tesi della rilevanza degli interventi sulle parti comuni dello stabile, si potrebbe risultare penalizzati in misura elevata e non corrispondente al plusvalore tassabile che potrebbe emergere dalla cessione. Giova ribadire tuttavia che tale soluzione, come anche le altre indicazioni contenute nel presente lavoro, sono frutto di un’interpretazione non ancora condivisa dall’Agenzia delle Entrate. Si rappresenta pertanto la massima prudenza nell’adottarle in quanto, se non accettate, potrebbero generare futuri contenziosi”.

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