La ridefinizione di un nuovo Piano Casa si è resa indispensabile per affrontare il tema dell’emergenza abitativa e del disagio sociale
(Rinnovabili.it) – Procede senza intoppi la definizione di un nuovo Piano Casa da parte del Governo che, dopo aver avviato il tavolo di confronto con le associazioni rappresentative, gli enti e gli stakeholders, ha raccolto tutte le proposte emerse in questa prima fase di lavori. L’obiettivo primario sarà quello di individuare politiche coerenti e condivise per affrontare organicamente il disagio e l’emergenza abitativa. Le indicazioni fino ad ora emerse, sono disponibili per la consultazione attraverso il link dedicato del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Semplificazione delle procedure
A tracciare la rotta del prossimo Piano Casa c’è una parola chiave: semplificazione. E’ quanto chiedono gran parte degli enti interpellati sia nei confronti delle norme edilizie/urbanistiche che della burocrazia ad esse connessa. Le prime modifiche del prossimo Piano Casa probabilmente si legheranno alla revisione del Testo Unico delle Costruzioni, adeguando finalmente il vecchio sistema regolamentare all’attualità.
Tra le altre richieste emerse dai tavoli di lavoro e relative alla semplificazione delle procedure, si parla di snellire le complessità burocratiche legate alla riconversione e alla riqualificazione del patrimonio pubblico inutilizzato o in disuso (scuole, ospedali, uffici). Per accelerare finalmente la rigenerazione del patrimonio immobiliare nazionale.
Le altre proposte emerse
Accanto al ruolo che dovrà giocare l’Amministrazione Pubblica, le proposte sul prossimo Piano Casa, rendono protagonista anche il Privato, considerato un partner indispensabile per la buona riuscita dei progetti. Complessivamente le proposte sul tavolo del MIT sono le seguenti:
- Partneriato pubblico-privato / modello cooperative / housing sociale.
- Offerta di alloggi ERS/ERP con significativa prevalenza della locazione/godimento in grado di favorire il mixitè sociale per evitare effetti ghetto – Promozione di interventi per il cohousing.
- Recupero edilizio del patrimonio ERP.
- Utilizzo alloggi privati invenduti.
- Incentivi e correttivi fiscali – detassazione per canoni non corrisposti.
- Rifinanziamento del Fondo per il sostegno alla locazione ex lege 431/98 e Fondo inquilini morosi incolpevoli con una politica strutturale di sostegno agli affitti.
- Mercato di “sostituzione”.
- Valorizzazione delle aree di edilizia popolare.
- Riqualificazione e rivitalizzazione dei centri minori per rallentare l’inurbamento metropolitano – Creazione di quartieri vivibili con accesso a servizi essenziali, aree verdi e spazi pubblici di qualità per favorire la socializzazione.
- Premialità edilizia fino al 100% per demolizione e ricostruzione di fabbricati non sottoposti a vincoli storici – Previsione di piani per il recupero edilizio di appartamenti tipo “mezzanino” con deroghe e nuove norme.
- Destinazione delle risorse pubbliche alla riduzione dell’incidenza del costo di costruzione e di acquisizione degli immobili sul prezzo finito degli alloggi.
- Impiego di capitali “pazienti”.
Secondo molte delle Associazioni intervenute al dibattito, come Confindustria, Ance, Inarcassa, ma anche ABi e CNI, l’intervento “privato” dovrà avvenire anche attraverso nuovi strumenti finanziari replicabili su tutto il territorio e che permettano di alleggerire le tasse sulle riqualificazioni o rigenerazioni urbane. Il capitolo degli incentivi, sia procedurali che fiscali, si lega ai progetti di bonifica, rigenerazione, riqualificazione, co-housing e social housing, aprendo la strada a possibili esenzioni per coloro che intervengono in questi campi.