Un team di ricercatori ha prodotto un particolare tipo di pavimentazione “carbon negative” simile al decking, ma con il potenziale per sequestrare circa 250.000 tonnellate di CO2 ogni anno
Il materiale prodotto unisce alla componente plastica del decking i prodotti di scarto del legno, legandoli con acidi carbossilici
(Rinnovabili.it) – Il World Green Building Council ha recentemente calcolato che le emissioni dei materiali da costruzione e dei processi è pari addirittura all’11% delle emissioni globali legate all’energia. Negli ultimi anni si sono moltiplicate le soluzioni green che sostituiscono ai materiali tradizionali, componenti riciclati o di derivazione vegetale. Purtroppo spesso queste soluzioni non sono accessibili economicamente o non riescono ad eguagliare le proprietà di resistenza e durata dei materiali da costruzione tradizionali.
Ma un team di ricercatori congiunto è riuscito a produrre un ‘nnovativa tipologia di pavimentazione “carbon negative”, in grado di immagazzina più CO2 di quella necessaria per produrla. La ricerca è stata presentata alla sessione primaverile della American Chemical Society (ACS).
L’evoluzione del decking
Secondo David Heldebrant, chimico organico a capo del progetto, a parte alcuni tipi di cemento, i materiali da costruzione compositi carbon negative sono davvero pochissimi. Partendo da questo presupposto, il gruppo di ricerca ha provato a sviluppare una nuova tipologia di decking, ovvero un pavimento per esterni simile al parquet, ottenendo “uno dei primi materiali compositi dimostrabilmente negativo in termini di CO2 durante il suo intero ciclo di vita”.
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Nella sua formulazione più tradizionale, il decking è solitamente costituito da una miscela di trucioli di legno o segatura e da plastica, come il polietilene ad alta densità (HDPE). Per aumentare la sostenibilità di questa pavimentazione rendendola carbon negative, il team ha deciso di impiegare lignite di bassa qualità e lignina, due prodotti derivati dal legno scarto della lavorazione della carta. A questo punto era necessario trovare il sistema per far aderire le particelle di carbone e lignina alla plastica. La soluzione è stata trovata nei “gruppi funzionali esteri”. “Gli esteri sono essenzialmente acidi carbossilici, ovvero una forma catturata di CO2″, spiega Heldebrant. In questo modo il team è riuscito ad immettere CO2 sulla superficie delle particelle del composito rendendo il materiale ancora più rispettoso dell’ambiente, e migliorando al tempo stesso le prestazioni meccaniche.
Unendo sapientemente il componente plastico con la nuova miscela, i ricercatori hanno prodotto una nuova tipologia di decking, dal colore bruno nerastro, dalle dimensioni simili alle classiche tavole da parquet per esterni, ma con la capacità di massimizzare la quantità di CO2 contenuta al suo interno.
Vantaggio per l’ambiente, ma anche per il portafogli
Come sottolineano i ricercatori del team, oltre a proprietà fisiche e meccaniche favorevoli, la loro pavimentazione “carbon negative” offre anche un sostanziale vantaggio in termini di prezzo e sostenibilità: con un costo pari al 18% in meno rispetto ai pannelli compositi per decking standard. “Se i 3,55 miliardi di piedi (circa 1,0 mld di metri) di pavimentazioni vendute ogni anno negli Stati Uniti venissero sostituite con pavimentazioni composite a CO2 negative, si potrebbero sequestrare 250.000 tonnellate di CO2 ogni anno, il che equivale alle emissioni annuali di 54.000 automobili”, concludono i ricercatori.