Anche se in calo rispetto al 2020, il numero delle opere incompiute italiane resta alto. L'importo complessivo degli interventi per completarle è di 1,2 mld. La causa principale delle interruzioni è la mancanza di fondi
L’elenco aggiornato al 2021 è pubblicato nel Sistema Informativo di Monitoraggio delle Opere Incompiute
(Rinnovabili.it) – Mancanza di fondi e problemi tecnici riscontrati in fase di cantiere sono le cause principali che portano molti interventi pubblici a diventare opere incompiute. Alla fine del 2021 erano 379 le opere pubbliche ferme con le quattro frecce. Prosegue comunque la tendenza alla diminuzione già in calo negli anni passati e che vede scendere il numero di 64 unità gli interventi incompiuti rispetto al 2020.
A livello economico, l’importo degli interventi necessari per completare le opere è pari a circa 1,2 miliardi di euro, con una riduzione del 45,7% rispetto al 2020. Entrando nel dettaglio le opere incompiute a carico delle amministrazioni centrali si riducono del 55,9%, facendo scendere di conseguenza anche la spesa necessari al completamento da 1,5 mld a 428 milioni di euro.
Tutt’altra cosa avviene invece per le opere di competenza delle amministrazioni locali dove, pur diminuendo le opere non conclude (da 417 a 364), cresce l’importo complessivo necessario per poterle ultimare (da 728 mln a 827 mln).
Di chi è la colpa?
Dal 2021 l’anagrafe del Mims tiene conto anche delle cause che hanno spinto all’abbandono del cantiere, un dato sicuramente rilevante per poter agire in futuro ed evitare gli stessi problemi.
In pole position per 153 opere (40%) tra le cause che hanno determinato il mancato completamento è la mancanza di fondi, seguono l’insorgere di problemi tecnici (per 115 opere, 30%), mentre per 69 opere (18%) la causa è il fallimento dell’impresa. Per 21 opere l’interruzione è dovuta al sopraggiungere di nuove norme tecniche o disposizioni di legge, per 15 un mancato interesse al completamento, e chiude la classifica la concomitanza di più cause contemporanee, avvenuta in 6 casi di quelli registrati.
L’anagrafe delle opere incompiute è stata inserita nel programma triennale di lavori pubblici, proprio al fine di riuscire a completare dove possibile i lavori o trovare soluzioni alternative. Le stazioni appaltanti o gli enti locali, hanno tempo fino al 31 marzo di ciascun anno per individuare i lavori pubblici non terminati e trasmetterli al Mims.