Atteso per il 2024 un calo del -7,4% nel mercato delle costruzioni
(Rinnovabili.it) – Dal 2021 ad oggi il mercato delle costruzioni è riuscito a recuperare ben 75 miliardi di euro dei 92 mld persi tra il 2008 e il 2020 a causa della crisi economica. Un recupero pari a circa l’80% dell’investimento perso negli anni precedenti, ed al quale hanno certamente contribuito i bonus edilizi. Purtroppo i prossimi anni non appaiono altrettanto rosei, quanto piuttosto caratterizzati dal segno meno. E’ quanto emerge dall’Osservatorio Congiunturale sull’industria delle costruzioni 2024, presentato lo scorso 30 gennaio da ANCE.
Crescita del +5% trainata da bonus edilizi e fondi pubblici
L’analisi sul mercato delle costruzioni presentata dal Centro Studi dell’Associazione Costruttori, conferma per il 2023 un aumento del + 5% in termini reali degli investimenti seguendo la scia positiva degli ultimi tre anni. Nel 2021-2022 l’edilizia ha contribuito a circa un terzo della crescita del Pil (+12,3%). Il 50% se si considera anche tutta la sua filiera. La crescita è dovuta in particolar modo agli investimenti nelle riqualificazioni abitative, stimolata dagli incentivi fiscali, oltre che dal settore delle opere pubbliche con PNRR e fondi strutturali in testa.
Nel 2023 i Bonus edilizi hanno infatti generato lavori per oltre 80 miliardi di cui 44 miliardi solo grazie al Superbonus, permettendo al solo comparto delle abitazioni (nuove e ristrutturare) di crescere dello 0,7%. Ma l’anno che si è appena concluso deve i suoi risultati positivi anche alle opere pubbliche, cresciute del 18% rispetto agli anni precedenti, di cui gran parte del merito va al PNRR ed ai fondi UE. A fare la differenza però, sono stati i Comuni che hanno aumentato la propria spesa negli investimenti pubblici, passando dai 13,2 mld del 2022, ai 18,6 miliardi del 2023 (+41%).
I primi segnali d’allarme arrivano con il 2024
Purtroppo la tendenza positiva è destinata a cessare. Secondo l’Osservatorio Congiunturale Ance sul mercato delle costruzioni, per il 2024 si prevede un – 7,4% rispetto all’anno precedente. Le colpe sono da imputare certamente alla fine del Superbonus, alla mancata possibilità di cessione del credito o sconto in fattura, al ridimensionamento o alla totale assenza di incentivi per l’efficientamento energetico e sismico. Tutti fattori che faranno crollare il mercato delle riqualificazioni abitative del -27%, riportandosi a livelli pre-covid. Segni negativi anche per la nuova edilizia abitativa (-4,7%) e non residenziale privato (-1%).
Di contro, si prevede un’ulteriore e importante crescita negli investimenti in opere pubbliche (+20%), legata alla necessaria accelerazione degli investimenti del PNRR che assume un ruolo ancor più centrale per il sostegno all’economia e del settore delle costruzioni, a seguito del ridimensionamento del driver rappresentato dalle ristrutturazioni. Ma il traino del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza non sarà sufficiente per compensare il calo dell’edilizia abitativa.
Il PNRR ancora troppo lento
La questione PNRR è altrettanto spinosa. Se le fasi di aggiudicazione e consegna dei lavori si procedeva spediti, il passaggio alla fase realizzativa dei lavori previsti dal piano ha invece subito un rallentamento drammatico, soprattutto nelle grandi opere. Secondo ANCE ci sarebbero circa 9 miliardi e 200 milioni di grandi cantieri fermi e che non riescono a partire, a causa di problemi autorizzativi in materia ambientale, a causa di sovrapposizione di regimi normativi differenti, a causa di carenze progettuali, o forse anche perché circa il 90% dei lavori infrastrutturali del PNRR sono affidati ad una sola impresa, la Webuild.
Inoltre, la recente rimodulazione del PNRR approvata a dicembre, potrebbe generare ulteriori ritardi nella realizzazione delle opere dovuti alle minori risorse a disposizione.