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Materiali edili da CO2 e rifiuti industriali: in Italia l’impianto pilota

All’interno dell’infrastruttura di ricerca ZECOMIX le scorie siderurgiche e dei cementifici saranno trasformate in “spugne” per l’anidride carbonica. E una volta esaurita la capacità di stoccaggio, saranno riutilizzate come materiali da costruzione

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Photo © Albert Bridge (cc-by-sa/2.0)

 La nuova economia circolare dei materiali edili

(Rinnovabili.it) – Nuovi traguardi verdi per ZECOMIX (Zero Emission of CarbOn with MIXed Technologies), l’infrastruttura di ricerca “flessibile” che sorge presso il Centro ENEA Casaccia. L’impianto nasce per integrare in un unico processo diverse tecnologie per la decarbonizzazione dell’industria energivora. Ecco perché tra i progetti portati avanti al suo interno, accanto alla produzione di idrogeno e l’accumulo energetico, non poteva mancare il CCUS. L’acronimo sta per cattura, stoccaggio e riutilizzo della CO2 e indica tutte quelle tecnologie in grado di inserire le emissioni di carbonio in contesto di economia circolare.

Una delle soluzioni testate nell’impianto pilota riguarda l’impiego degli scarti siderurgici e cementizi per ‘immagazzinare’ anidride carbonica e, contemporaneamente, produrre materiali edili di qualità e a basso costo. Come spiega Stefano Stendardo, ricercatore ENEA, l’obiettivo è rendere il processo di decarbonizzazione di questi comparti industriali, circolare ed economicamente vantaggioso. Come? Trasformando i rifiuti in nuove risorse dall’alto valore aggiunto. 

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“Gli scarti non andranno più a finire in discarica ma serviranno a catturare la CO2 prodotta”, afferma Stendardo. “E una volta esaurita la loro capacità di stoccare anidride carbonica, questi ‘nuovi’ materiali saranno reimmessi nei processi industriali stessi per la produzione di cemento e di acciaio, o utilizzati come inerti per fondi stradali”. Un circolo perfetto che offre vantaggi concreti a più di un settore.

I produttori di acciaio, ad esempio, potrebbe trasformare i loro rifiuti in materie prime per la produzione di malte o calcestruzzi. E i vantaggi ambientali sarebbero doppi: da una parte si limiterebbe l’uso di nuove risorse, dall’altra si avrebbero a disposizione materiali edili di alta qualità. La carbonatazione, ossia il processo di reazione con la CO2, permette infatti di migliorarne le quali chimiche e fisiche. Lo stesso processo più essere applicato alle ceneri e alle scorie prodotte dai termovalorizzatori e persino ai residui di costruzioni e demolizioni.

“Ci aspettiamo i risultati più promettenti dagli scarti siderurgici, sottolinea il ricercatore Enea. “La sola produzione di acciaio da ciclo integrale, escludendo la fase iniziale di produzione di ghisa, genera ogni anno, a livello mondiale, circa 126mln di tonnellate di scorie che, con le nostre tecnologie, potrebbero stoccare da 6 a 9 mln di tonnellate di CO2 e produrre nuova materia prima.

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Grazie all’estrema flessibilità e al basso impatto ambientale dei processi sperimentati, ZECOMIX si è guadagnato un posto come infrastruttura europea in ambito ESFRI (European Science Foundation Research Infrastructure) ed è stato nel progetto europeo ‘ECCSELERATE’.