L’ETH di Zurigo si dimostra ancora una volta al passo con le esigenze dei tempi, investendo fondi e ricerca a favore di una maggiore circolarità del comparto delle costruzioni. Gli attuali materiali da costruzione e le soluzioni ingegneristiche utilizzate dal settore, rimangono ancora troppo distanti dagli obiettivi di decarbonizzazione. In questo contesto imparare ad utilizzare soluzioni di “bioedilizia”, ridurre i consumi e generare meno rifiuti, diventa un obiettivo comune. Partendo dalla realtà svizzera, l’Istituto ha avviato due collaborazioni tra ricerca e industria, per promuovere soluzioni costruttive più green, attraverso l’impiego di legno e terra, e per ottimizzare l’utilizzo degli ecosistemi digitali per edifici sempre più “circolari”.
Il progetto Think Earth, Costruzione rigenerativa
L’obiettivo del progetto è quello di incrementare un metodo costruttivo innovativo, sostenibile e rigenerativo. Quest’ultimo termine sta ad indicare una pratica vicina ai concetti di bioedilizia, attraverso l’utilizzo di materiali e metodi in grado di proteggere l’ambiente e allo stesso tempo capaci di contribuire al suo ripristino.
L’attenzione si concentra su due dei materiali da costruzione più antichi dell’umanità: il legno e la terra. Secondo Patrick Fleming, responsabile del progetto Think Earth, questi materiali senza tempo non solo immagazzinano carbonio e possono essere facilmente riutilizzati, ma si completano a vicenda.
Inoltre possiedono eccellenti proprietà di isolamento termico, qualità del clima indoor, acustica e protezione antincendio. Una parte del progetto si dedica allo sviluppo di elementi ibridi flessibili realizzati in legno e terra, combinando i vantaggi di entrambi i materiali.
Il progetto Think Earth riunisce ricercatori dell’ETH di Zurigo, dell’EMPA, dell’Università di Scienze Applicate e Arti di Lucerna e delle Università di Scienze Applicate di Berna e della Svizzera orientale, insieme a 51 partner del settore delle costruzioni.
Dall’iniziativa si svilupperanno 10 sottoprogetti, che spaziano dalla scienza dei materiali di base e dai processi produttivi, ai prototipi e agli studi di caso, fino alla definizione di nuovi codici edilizi e standard per l’applicazione pratica.
Il primo dei 5 casi studio è già stato realizzato: si tratta del Padiglione Manal, costruito con terra, legno e cemento riciclato. L’edificio combina il potenziale dell’edilizia rigenerativa con i principi dell’economia circolare.
Swircular, la circular economy
Per i ricercatori dell’ETH, bioedilizia è sinonimo di riutilizzo di materiali. “Tuttavia, nonostante la crescente consapevolezza ambientale nel settore, ci sono una serie di barriere alla transizione verso un’economia circolare“, sottolinea la professoressa Catherine De Wolf, del Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e geomatica. Le informazioni frammentarie sulla qualità dello stock edilizio e sui materiali da costruzione, sono problematiche contro cui anche il nostro Paese si sta scontrando, soprattutto in vista della massiccia riqualificazione chiesta dalla Direttiva EPBD IV.
Il progetto Swircular prevede l’utilizzo di inventari edilizi digitali e passaporti di prodotto per materiali edili, oltre a modelli per la gestione delle costruzioni. L’obiettivo sarà quello di creare una base comune per processi circolari, arrivando a che a condizionare i quadri economici e legislativi, nonchè ovviamente quelli commerciali.
A questo scopo, Swircular mette in contatto esperti dell’ETH di Zurigo, dell’Empa, della Scuola universitaria professionale di Berna e della Scuola universitaria professionale di Zurigo con specialisti di 24 partner attuatori dell’intera catena del valore dell’industria edile svizzera.