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Respingere il surriscaldamento urbano vestendo gli edifici con materiali retroriflettori

Rivestendo facciate e strade di materiali retroriflettori sarebbe possibile contrastare il surriscaldamento urbano scegliendo con cura la direzione in cui riflettere i raggi solari

materiali retroriflettori
Foto di Scott Webb su Unsplash

Le tecnologie altamente riflettenti applicate alle pareti possono trasformarsi in un problema per la sicurezza se non correttamente progettate

Le morti per caldo estremo in Europa nell’estate del 2022 hanno superato i 70mila decessi e purtroppo la situazione è destinata a peggiorare. Il surriscaldamento urbano di città sempre più popolate, porterà ad un aumento delle ondate di calore, talvolta più letali di eventi estremi quali uragani o tsunami. Per combattere il problema, gli ingegneri dell’Università di Princeton hanno puntato alla semplicità, ipotizzando di rivestire gli edifici con materiali retroriflettori in grado di “rimandare” la luce solare al mittente.

L’Isola di calore più pericolosa di uno tsunami

Dotando i muri degli edifici e le strade dei centri urbani più densamente popolati di questi materiali retroriflettenti, i ricercatori sono riusciti a ridurre la temperatura superficiale di quasi 35°F, ad abbassare la temperatura dell’aria di circa 5°F e la temperatura della pelle di quasi un grado Fahrenheit.

I risultati dello studio, condotto in collaborazione con l’Università di Perugia, sono stati pubblicati sulla rivista Nature Cities. Il team di ingegneri ha provato ad immaginare una soluzione efficace, ma anche facile da installare, tanto da dotare la ricerca di un vero e proprio “Manuale” di installazione di queste pellicole retroriflettori. 

“Negli Stati Uniti muoiono più persone a causa del caldo estremo che per qualsiasi altro evento legato al clima: il caldo uccide più di tornado, tsunami e uragani messi insieme”, ha sottolineato l’autore corrispondente Elie Bou-Zeid, professore di ingegneria civile e ambientale. “E poiché il cambiamento climatico è collegato a eventi di caldo estremo più frequenti e di lunga durata, c’è un urgente bisogno di sviluppare e implementare tecnologie che possano aiutare le persone a rimanere fresche”.

Le cause del surriscaldamento urbano vanno ricercate anche nella carenza di spazi verdi e, al contrario, nell’eccessivo consumo di suolo. I materiali da costruzione intrappolano il calore (effetto isola di calore), tanto da rendere le aree urbane più calde di diversi gradi rispetto alle aree suburbane o rurali. Questo fenomeno rende le persone che vivono in città, dei soggetti vulnerabili, molto più di altri. 

Il problema della rifrazione casuale 

L’idea di rendere le superfici refrattarie alla luce solare non è una novità, ma come sottolinea gli ingegneri della Princeton, la tecnologia ad oggi disponibile non è in grado di stabilire l’angolo di rifrazione. La mancanza di controllo sulla direzione che la luce riflessa prenderà potrebbe, teoricamente, anche diventare controproducente per l’area urbana, specialmente se si tratta di agglomerati molto densi. 

“L’installazione di tecnologie altamente riflettenti sulle pareti degli edifici potrebbe rappresentare un problema serio, sia per quanto riguarda il calore che per la sicurezza generale”, ha affermato Bou-Zeid. “Quei fotoni potrebbero essere riflessi fuori dal canyon urbano, oppure potrebbero essere riflessi sul terreno, su altri muri e persino sui pedoni stessi”. In molti ricorderanno il famoso grattacielo soprannominato “Walkie Talkie” progettato dall’architetto Rafael Viñoly che, a causa della curvatura della facciata in vetro, rifletteva i raggi solari sulla strada sottostante ad una temperatura tale da fondere le auto

Retroriflettori per la luce solare, decidendo dove indirizzarla

A differenza dei materiali riflettenti, quelli retroriflettori possono riflettere la luce solare in entrata con una dispersione limitata. Di conseguenza, la maggior parte della luce solare che colpisce un retroriflettore sul muro di un edificio o su una strada cittadina verrebbe diretta nella stessa direzione da cui proviene, ovvero fuori dal canyon urbano.

Al momento i retroriflettori sono impiegati nel settore dei trasporti e della segnaletica, mentre l’esplorazione di queste soluzioni per combattere il surriscaldamento urbano è ancora una novità.“Infine, volevamo creare una serie di linee guida per politici, pianificatori e ingegneri dei materiali”, ha affermato Xinjie Huang, coautore dello studio.  “Se sei un urbanista, ad esempio, e conosci la latitudine della tua città, le proporzioni e l’orientamento delle tue strade, puoi facilmente utilizzare i nostri risultati per scegliere le superfici ottimali per l’implementazione di questi materiali retroriflettenti e stimare il benefici di raffreddamento che potresti ricevere in questo modo”.

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About Author / Alessia Bardi

Si è laureata al Politecnico di Milano inaugurando il primo corso di Architettura Ambientale della Facoltà. L’interesse verso la sostenibilità in tutte le sue forme è poi proseguito portandola per la tesi fino in India, Uganda e Galizia. Parallelamente alla carriera di Architetto ha avuto l’opportunità di collaborare con il quotidiano Rinnovabili scrivendo proprio di ciò che più l’appassiona. Una collaborazione che dura tutt’oggi come coordinatrice delle sezioni Greenbuilding e Smart City. Portando avanti la sua passione per l’arte, l’innovazione ed il disegno ha inoltre collaborato con un team creativo realizzando una linea di gioielli stampati in 3D.