Climate X analizza il rischio climatico che corrono le sedi americane della prossima Coppa del Mondo 2026 e gli stadi europei tra i quali anche San Siro e Olimpico
Che legame c’è tra la Coppa del Mondo 2026 ed il climate change? Apparentemente la risposta potrebbe essere “nessuno”. Invece la relazione tra l’evento sportivo ed il rischio climatico non solo è elevato, ma addirittura quantificabile in termini di perdite economiche. A fare il calcolo hanno pensato i tecnici di Climate X partendo dall’analisi di 37 stadi, tra cui 12 sedi dei prossimi Mondiali di calcio negli Stati Uniti e 25 dei più grandi stadi di calcio in Europa incluso San Siro di Milan, Olimpico di Roma e San Nicola di Bari.
Cosa accadrebbe nello scenario peggiore?
Utilizzando la piattaforma Spectra, Climate X ha valutato l’impatto di 10 pericoli climatici, come inondazioni, incendi, siccità e caldo estremo, nello scenario emissivo ad alte emissioni RCP 8.5 (nessuna protezione dal clima). L’analisi ha coperto un intervallo di tempo compreso tra il 2020 ed il 2050, ipotizzando il peggior scenario climatico possibile. Il rischio di ogni stadio è stato classificato in base alla sua perdita totale in dollari e percentuali, confrontando i danni previsti dai pericoli climatici con l’attuale costo di sostituzione dello stadio e le sue vulnerabilità.
I risultati hanno mostrato un forte aumento delle perdite finanziarie, che sono passate da $ 130 milioni nel 2020 ad una stima di ben $ 800 milioni entro il 2050.
Lo studio ha permesso di individuare le sedi più a rischio, gli eventi climatici più pericolosi e l’impatto regionale nella differenza tra Europa e USA:
- Concentrazione delle perdite: circa il 40% delle perdite totali previste entro il 2050 si concentrerà in sole 3 sedi con la percentuale di perdita totale più elevata.
- Principali pericoli: le inondazioni e il caldo estremo sono emerse come le minacce più diffuse, con alcune sedi che devono affrontare perdite annuali combinate pari a quasi il 2% del loro attuale valore di sostituzione.
- Impatti regionali: mentre alcuni stadi europei beneficiano di climi più temperati, gli stadi statunitensi, in particolare quelli situati in zone costiere o con temperature elevate, corrono rischi notevolmente più elevati.
Quali sono le strutture sportive più a rischio?
L’Inter&Co Stadium e il Camping World Stadium della Florida occupano certamente i primi posti nella classifica dei più esposti ai pericoli climatici. Altri stadi ad alto rischio sono il Lincoln Financial Field (Pennsylvania, USA), il Principality Stadium (Galles, Regno Unito), l’Estadio Benito Villamarín (Spagna) e il TQL Stadium (Ohio, USA).
Entro il 2050 però il problema si intensificherà, coinvolgendo ben altre strutture sportive oltre a quelle interessate dalla prossima Coppa del Mondo, come il Velodrome (Francia).
Ovviamente la Florida, per le sue caratteristiche climatiche, risulta una delle location più esposta ai rischi.
“Questi dati sono un duro promemoria delle crescenti minacce che il cambiamento climatico pone alle infrastrutture che sostengono gli eventi globali”, ha affermato Lukky Ahmed, CEO di Climate X. “Mentre celebriamo l’amore del mondo per il calcio, dobbiamo anche affrontare la triste realtà che alcuni dei luoghi più amati dello sport sono a rischio. Le parti interessate devono agire immediatamente per salvaguardare queste risorse e garantire la sostenibilità degli eventi futuri”.
Il rischio climatico metterebbe gli stadi davanti a nuove esigenze economiche impreviste, con maggiori costi di riparazione, interruzione di eventi globali e premi assicurativi alle stelle.
Rischi che per le città ospitanti della Coppa del Mondo FIFA 2026 potrebbero avere conseguenze di vasta portata per le economie locali.Puoi leggere qui i risultati completi per tutte le 37 sedi sportive analizzate da Climate X.