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Mancata proroga a Superbonus costerà in termini di contenziosi e ammortizzatori sociali

Mancata proroga a Superbonus
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L’ultima partita si giocherà ora con la Legge di Bilancio

(Rinnovabili.it) – Salta anche l’emendamento presentato al disegno di legge di conversione del Decreto Anticipi, che chiedeva più tempo per i condomini a buon punto con i lavori di riqualificazione del 110% o 90%. La mancata proroga al Superbonus però potrebbe costare cara, forse più cara, in proporzione, dei soldi già spesi fino ad oggi per finanziare la misura. A denunciare l’urgenza della situazione è ancora una volta il comparto delle costruzioni, più che mai compatto su questo tema.

Secondo l’indagine del Sole24Ore, la mancata proroga al Superbonus condomini potrebbe mettere a rischio oltre 36.000 cantieri già avviati su questa tipologia edilizia, ai quali basterebbero ipoteticamente sei mesi in più, per chiudere il cantiere senza commettere errori dettati dalla fretta. Ma la scarsa qualità dei lavori è in realtà solo la punta dell’iceberg di ciò che, ipotizzano i costruttori, potrebbe accadere se la stagione del Superbonus 110 e 90 per i condomini di chiudesse con il 2023.

Contenziosi, fallimenti e ammortizzatori

La mancata proroga ha un costo, sottolinea Federica Brancaccio, Presidente Ance in un’intervista sul Sole24Ore. Ciò che per primo verrebbe messo a rischio è il rapporto tra committenti ed imprese, generando una cascata di contenziosi dovuti, di fatto, alla mancanza di liquidità dei proprietari degli immobili che si troverebbero dal 2024 a sostenere la parte delle spese di riqualificazione dovute alle aliquote più basse. Inoltre, ai condomini che non riusciranno ad ultimare i lavori, ovvero non garantiranno il famoso salto di due classi indispensabile per il Superbonus, si presenterà l’Agenzia delle Entrate alla porta a chiedere la restituzione dell’agevolazione già incassata dai privati dopo i primi SAL.

Allargando ulteriormente la visuale, la mancata proroga al superbonus avrebbe anche ripercussioni sugli ammortizzatori sociale, come sottolinea la Brancaccio. Dato che, non tutti gli operai prima occupati nelle imprese edili che rischiano di saltare, riuscirebbero a trovare immediatamente un nuovo lavoro.

E’ bene ribadire che la proroga sarebbe limitata ai soli condomini che, al 31 dicembre 2023, abbiano eseguito almeno il 60% degli interventi totali. Non si andrebbero a finanziare nuovi cantieri. L’ultima spiaggia nella quale inserire una potenziale proroga resta ora la Legge di Bilancio, attesa in Aula al senato il 12 dicembre, ma che comunque rischierebbe di arrivare troppo tardi.

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