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Loggia Isozaki, no definitivo: ma 94 Ordini degli Architetti scrivono al Ministro

Dopo la bocciatura della Loggia Isozaki per Firenze, gli Ordini degli Architetti chiedono di conoscere le motivazioni di un'azione che “getta discredito non solo sulla reputazione dell'Italia, ma anche sullo strumento del concorso”

loggia isozaki
credits: Arata Isozaki

Dopo 25 anni di attesa il progetto vincitore del concorso è stato messo da parte, ma i motivi restano ancora ignoti

(Rinnovabili.it) – Era il 1998 quando il progetto proposto dall’architetto Arata Isozaki e Andre Maffei vise il concorso internazionale per la progettazione della nuova uscita dagli Uffizi di Firenze, ribattezzata poi Loggia Isozaki. A 25 anni dall’indizione del concorso, con 12 milioni di risorse già stanziate con il piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” del 2020 che sembrava aver rimesso in moto la macchina, è invece arrivato il no definitivo del Consiglio superiore dei Beni culturali: il progetto non si farà.

Ma 94 Ordini degli Architetti d’Italia, guidati dall’Ordine di Firenze, non ci stanno ed hanno deciso di scrivere compatti al Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano e al sottosegretario di Stato, Vittorio Sgarbi, per conoscere “il motivo per cui non è stato ritenuto opportuno, dopo aver annullato l’esito di un concorso internazionale, procedere con un nuovo concorso”.

Si perchè, il problema non è il no al progetto di Isozaki, quanto piuttosto l’aver disatteso quello che è lo strumento del concorsouniversalmente riconosciuto come la modalità più appropriata per la progettazione e realizzazione delle opere pubbliche – ed il cui esito non può essere messo in discussione a valle della procedura, in base a valutazioni assolutamente soggettive e discrezionali”.

Nella lettera al Ministro, gli Ordini i dicono “profondamente sorpresi e preoccupati”, perchè l’annullamento di un procedimento concorsulale “getta discredito sulla reputazione dell’Italia”.

Un progetto, un’odissea

La Loggia Isozaki e Maffei vinse un concorso al quale presero parte nomi dell’architettura quali Gae Aulenti, Norman Foster, Mario Botta, Vittorio Gregotti. Ma dopo i primi ritardi, durati quasi 20 anni, nel 2020 la situazione sembrava essersi sbrogliata dopo aver ricevuto il via libera dallo stesso Consiglio Superiore dei Beni Culturali e lo stanziamento dei fondi. Ma a questo punto si scatenano le proteste degli oppositori, guidate dal sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi che non ha mai nascosto la sua contrarietà al progetto, fino al definito dissenso di qualche giorno fa che ha messo un punto alla questione.

Sono incomprensibili le ragioni del definitivo no”, afferma con amarezza Francesco Miceli, Presidente del Consiglio nazionale degli Architetti PPC. “Grave mettere in discussione, per il CNAPPC, gli esiti di un Concorso. Ciò, oltre ad arrecare discredito a livello internazionale, rappresenta una mancanza di rispetto nei confronti di un percorso concorsuale che si è svolto secondo i criteri di trasparenza e di concorrenza e che è costato lavoro ed impegno per i tanti professionisti coinvolti”. Prosegue Miceli, facendo poi riferimento alle voci in circolazione di un dell’esistenza di un nuovo possibile progetto che però non prevede alcun tipo di procedura concorsuale.

Quale futuro per l’uscita degli Uffizi?

Nella loro lettera, gli Ordini degli Architetti, proseguono rivolgendo alcune domande al Ministro. “Sono cambiate le condizioni che avevano, a suo tempo, determinato la necessità di bandire un concorso internazionale, invitando architetti di riconosciuta fama, per la realizzazione della nuova uscita degli uffizi in Piazza del Grano?”. In merito alle immagini circolate nei giorni scorsi relative a una nuova soluzione per l’uscita degli Uffizi al posto della Loggia Isozaki, gli Ordini chiedono di conoscere il nome del progettisti e le procedure adottate per definire tale nome.

L’Ordine di Firenze, si augura pertanto, cogliendo l’occasione di questa comunicazione, che la procedura concorsuale possa diventare in futuro una procedura ordinaria nel governo delle trasformazioni urbane e delle opere pubbliche.

Ma chi esce davvero sconfitta da questa ennesima Odissea amministrativa, è ancora una volta l’Italia.