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Utilizzare il legno in edilizia potrebbe non essere così eco-friendly come pensiamo 

Uno studio della Princeton University afferma che le emissioni coinvolte nell’uso del legno in edilizia sono state sottovalutate. Potrebbero addirittura superare quelle di acciaio e cemento

Legno in edilizia
Foto di piqsel.com

I 5 motivi per cui il legno in edilizia non è complessivamente una soluzione amica del clima 

(Rinnovabili.it) – E’ ormai risaputo che il comparto delle costruzioni è uno dei settori più climalteranti del globo, oltre ad essere tra i più energivori. Dato che la produzione di acciaio e cemento è una delle cause scatenanti di queste emissioni ci si è rivolti ad un materiale naturale per definizione: il legno. Ma l’uso del legno in edilizia potrebbe non essere così eco-friendly come pensiamo. È quanto afferma il ricercatore Tim Searchinger, della Princeton University che, con il suo team, ha prodotto il report “The Global Land Squeeze: Managing Growing Competition for Land”. 

Nel documento si sottolinea come l’utilizzo del legno in edilizia, o meglio del materiale ligneo conosciuto come “mass timber”, potrebbe produrre emissioni inferiori rispetto ad altri materiali più tradizionali solo in determinate condizioni che, secondo Searchinger, sarebbero molto difficili di raggiungere. A questo si aggiunge la necessità di impiegare apposite piantagioni per la produzione di legname, ma che al momento soni già ampiamente occupate a soddisfare altri tipi di richieste.  

Cinque motivi per i quali il legno in edilizia non è sostenibile 

A riassunto della propria tesi, il team di Searchinger ha stilato dunque una lista di cinque motivi interconnessi che spiegano come mai l’utilizzo del legno per la costruzione di edifici non è la soluzione più rispettosa del clima. 

  1. La maggior parte del legno, e del suo carbonio immagazzinato, si disperde durante la produzione 

Un albero che cresce trasforma il carbonio contenuto nell’aria in altro legno, sottraendolo all’atmosfera ed immagazzinandolo. Se per la costruzione di un edificio si utilizzasse l’intero albero (compresi rami e radici) si potrebbe certamente garantire che la CO2 resti immagazzinata al suo interno per decenni. Purtroppo, però l’industria delle costruzioni impiega solo una parte di questo ipotetico albero. Un terzo di questo materiale di “scarto” viene lascito nella foresta a decomporsi, la corteccia (10-15%) viene bruciata, con i rami si produce segatura o trucioli destinati anch’essi ad essere bruciati nelle stufe. Solo una parte è utilizzata per produrre strutture più durature, come parti strutturali o mobili che però, prima o poi, verranno dismessi e gettati in discarica per decomporsi o essere bruciati.  

Di contrapposto se l’albero venisse lasciato nella foresta , continuerebbe il suo ciclo di vita, immagazzinando CO2. 

2. La raccolta del legno non è carbon neutral 

Degli oltre 60 studi dedicati analizzati dai ricercatori per poter scrivere il report, gran parte sostiene che il legno in edilizia sia carbon neutral nel momento in cui viene raccolto in modo sostenibile. Ma se gli alberi non venissero tagliati, le foreste proseguirebbero nella loro crescita e raccolta di CO2, in un rapporto sicurmente maggiore rispetto a quanto sottratto. “La raccolta degli alberi rende il mondo più povero di carbonio immagazzinato e aumenta il carbonio nell’atmosfera anche se le foreste non si riducono complessivamente di anno in anno” sottolinea Searchinger. 

Inoltre, gli interventi di rimboschimento del Pianeta, vanno a malapena a coprire la deforestazione in atto nei Paesi più poveri.

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3. L’uso del legno nelle costruzioni aumenterà il riscaldamento globale per decenni 

Le foreste ripiantumate hanno una velocità di crescita maggiore rispetto a quelle più vecchie. Per periodi di tempo sufficientemente lunghi, la ricrescita può ripagare il cosiddetto “debito di carbonio” della foresta precedentemente raccolta. Ma facendo una stima del livello equivalente di emissioni permanenti nell’anno di raccolta si scopre che l’uso del legno nell’immediato non riduce la CO2, bensì questo avviene solo dopo decenni.  

4. Affidarsi unicamente a piantagioni in climi caldi apporterebbe i benefici necessari, ma non se la domanda di legno in edilizia diventasse globale 

Secondo il team se utilizzassimo davvero il 70% del legno raccolto nelle foreste naturali ad esempio degli Stati Uniti Occidentali, potremmo davvero ridurre le emissioni rispetto ad acciaio e cemento. Il problema è che di questo 70% gran parte finisce sprecato, riportando probabilmente la riduzione di gas serra del legno rispetto agli altri due materiali ad un solo 25%, troppo basso per giustificare un investimento di questo tipo. L’unica soluzione sono le piantagioni a crescita rapida dei Paesi caldi, ma anche in questo caso non riusciremmo mai a soddisfare il fabbisogno se la domanda di legno in edilizia diventasse globale.  

5. Il mass timber avrebbe effetti negativi sulle foreste  

Le previsioni del team affermano che, attualmente, le richieste di legno aumenteranno del 90% nel 2050 rispetto al 2010. Se aggiungessimo a questa lista anche il legno necessario per produrre il mass timber, sarebbe necessario raddoppiare il legno raccolto.  

“La nostra revisione rileva che l’ampio interesse per il mass timber si è basato su una contabilità incompleta del carbonio che tratta il legno come intrinsecamente a emissioni zero. La nostra analisi non esclude la possibilità che alcuni legni provenienti da alcune piantagioni forestali possano superare un test climatico. Ma tali usi dovrebbero avvenire solo se e quando il mondo avrà aumentato i raccolti e le rese dei pascoli e ridotto il consumo di carne nei paesi ad alto reddito abbastanza da ridurre la domanda di terreni agricoli e rendere disponibili alcuni terreni agricoli attuali per le piantagioni forestali”, conclude Searchinger.