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Legno in edilizia al posto di cemento e acciaio: a lungo andare non sarebbe sostenibile

Legno in edilizia
Foto di werner moser da Pixabay

Secondo la ricerca per costruire il 90% di edifici con il legno servirebbe una produzione di 6,1 mld di m3 l’anno

(Rinnovabili.it) – Decarbonizzare il settore delle costruzioni è un obiettivo globale a breve e lungo termine, ma non è detto che passare semplicemente dall’uso massiccio di acciaio e cemento a quello del legno in edilizia, possa rivelarsi la strada giusta da percorrere.

A confermare i dubbi proponendo però un metodo alternativo per il futuro delle costruzioni in legno, è un team di ricercatori dell’Institute of Wood Technology and Renewable Resources dell’Università di Vienna Boku, University of Natural Resources and Life Sciences.

La ricerca “Appello per l’uso efficiente del legno nelle costruzioni”, pubblicata su Nature Reviews Materials, non lascia spazio alle interpretazioni, ma prova a delineare un futuro sostenibile adatto ad accogliere entro il 2050, ben 2 miliardi di persone in più rispetto ad oggi.

Un mix costruttivo in legno al pari del mix energetico

Il team, guidato da Maximilian Pramreiter, Tobias Nenning, Lukas Malzl e Johannes Konnerth, parte da una stima approssimativa dell’utilizzo del legno in edilizia dei prossimi anni. Edifici come la Torre Ascent negli Usa, il Mjøstårnet in Norvegia, la torre HoHo in Austria, hanno dimostrato con successo le potenzialità delle costruzioni a base di legno in alternativa al calcestruzzo e all’acciaio. Tuttavia ipotizziamo di arrivare ad un panorama costruttivo composto per il 90% da edifici in legno di media altezza (4-12 piani). Per soddisfare le richieste, secondo i ricercatori, l’industria del del legno dovrebbe raggiungere una produttività di 6,1 mld di m3 all’anno.

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Una cifra che supera di gran lunga gli attuali 3,9 mld di m3 l’anno, distribuiti tra legno destinato alle costruzioni e legno impiegato quale combustibile.

Queste considerazioni vanno perciò di pari passo con l’obiettivo delle Nazioni Unite di portare avanti un mix energetico futuro che esplori diversi fonti di approvvigionamento.

A questo si aggiunge un ulteriore problema sottolineato dalla ricerca della Boku.

Il cambiamento climatico sta spingendo le foreste ad “evolversi” in favore di legni decidui più duri e resistenti. Questo cambiamento porterà ad una riduzione del valore economico delle foreste a causa della diversa produttività delle specie, dovuto principalmente al fatto che l’industria del legno dei Paesi più avanzati da sempre tende a preferire i legni dolci più facilmente trattabili.

La soluzione: imparare ad usare meno risorse

La ricerca mostra 4 soluzioni chiave che potrebbero contemporaneamente soddisfare la crescita della domanda smorzando la pressione sulla catena del valore del legno per l’edilizia.

In primo luogo, l’efficienza economica dei prodotti deve essere incorporata nel processo decisionale delle parti interessate del settore, proprietari terrieri, architetti e progettisti.

I prodotti in legno ingegnerizzati disponibili per l’edilizia sono prevalentemente fabbricati sulla base di segatura, pelatura o incagliatura di tronchi e l’efficienza in termini di risorse del prodotto finale dipende fortemente dal processo scelto che in alcuni casi predilige legni più grandi ed uniformi ed in altri tronchi più piccoli.

Trasformando l’industria del legno rendendola in grado di lavorare tipi assortiti di legno, si otterrebbe il duplice vantaggio di massimizzare l’uso efficiente delle risorse forestali, ma anche di liberare materia prima aggiuntiva per altre applicazioni.

In secondo luogo i materiali da costruzione utilizzati oggi rispondono a criteri di efficienza generalizzati non tarati sul singolo caso. Ovvero i componenti strutturali non sono dimensionati in base alla distribuzione effettiva dei carichi, ma sovradimensionati per uniformare le dimensioni degli elementi. Andando ad analizzare nel dettaglio questa scelta porta molto spesso a quantità di materiali in eccesso aumentando inutilmente la richiesta della materia prima. Per superare questo problema, la forma esterna e la struttura interna del materiale potrebbero essere ottimizzate in base alle condizioni di carico locali specifiche dell’edificio.

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La terza soluzione ipotizzata dalla ricerca si rivolge ai prodotti oggi considerati “di scarto”. I rami non uniformi, le cime degli steli, tutte le risorse di bassa qualità, potrebbero concorrere a formare un nuovo prodotto ingegnerizzato. Basti pensare che queste componenti di “basso valore” possono rappresentare fino al 50% dell’intera biomassa dell’albero. Serve quindi un passo avanti dal punto di vista tecnologico, per imparare ad utilizzare al meglio anche questi coprodotti, spaziando ad esempio verso la stampa 3D.

Ultimo suggerimento del team si rivolge alla ricerca per concentrarsi sulle potenzialità delle specie arboree destinate ad avere la meglio nel prossimo futuro a causa del cambiamento climatico. Bisogna colmare le lacune tecnologiche ed imparare a lavorare al meglio anche i legni duri senza trascurare la componente del riciclo delle strutture a fine vita, essenziale per abbattere davvero le emissioni del comparto delle costruzioni.

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