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Legambiente punta il dito contro la Legge Stadi

Legambiente è preoccupata che la Legge Stadi sia solo un mezzo per favorire alcuni speculatori edili. Dall'Associazione l'invito al Senato a considerare le conseguenze dell'eventuale approvazione

(Rinnovabili.it) – “Non chamatela Legge Stadi”. Questo l’appello lanciato da Legambiente per denunciare una normativa che potrebbe favorire le speculazioni edilizie in aree agricole e inedificabili. “Questo provvedimento  non ha nulla a vedere con lo sport e il calcio” fanno sapere dall’Associazione sottolineando che con la scusa di un nuovo impianto sportivo da 4.000 posti coperti si potrebbe dare il via alla costruzione non solo di strutture sportive, ma di interi quartieri residenziali con alberghi e centri commerciali in zone dove fino a poco tempo prima era vietato costruire.

La Legge Stadi, provvedimento che ha preso il nome dal periodo storico durante il quale è stato ideato, ovvero il momento della candidatura delle città come sede dei Mondiali, è stata approvata alla Camera dopo aver seguito un iter che risulta insolito e probabilmente passerà al Senato con qualche semplificazione, senza passare, rivela Legambiente, per la discussione e il voto dell’aula mentre domani la Commissione cultura potrebbe approvarla senza nemmeno interpellare la Commissione Ambiente.

Per questo l’Associazione ambientalista ha lanciato l’allarme presentando un dossier redatto insieme all’Istituto nazionale urbanistica e all’Ordine nazionale degli architetti, per dimostrare quali sarebbero le conseguenze e i rischi della possibile approvazione del Disegno di Legge.

“Chiamarla ‘legge stadi’ è una vera ipocrisia – ha dichiarato il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini -. Il calcio e gli stadi per gli Europei o i Mondiali non c’entrano nulla con il testo approdato in Senato dopo un iter quanto mai discutibile. Ma questa fretta ha una ragione ben precisa: se approvato, il Disegno di Legge, consegnerebbe nelle mani di chi vuole realizzare speculazioni edilizie uno straordinario strumento per costruire in aree non edificabili in ogni Comune italiano. Si potranno rendere edificabili aree che oggi non lo sono per i piani vigenti. E in queste operazioni prevedere ‘attività residenziali, direzionali, turistico-ricettive e commerciali’. Niente a che vedere con lo sport e le squadre di calcio: si tratta invece di un provvedimento speciale in grado di rendere edificabili terreni agricoli e persino, con alcune forzature, aree vincolate”.

Un regalo agli speculatori, quindi, una legge che non tiene conto degli interessi della popolazione né degli equilibri ambientali ma che senza alcuna necessità sta correndo verso l’approvazione per il favore di alcuni, che dalle costruzioni trarranno, questa l’idea di Legambiente, dei benefici prettamente economici. Un favoritismo quindi che nella norma viene così descritto nella formula “complessi multifunzionali” definiti come “complesso di opere comprendente ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario e inscindibile purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario”.

E per dare il via alla speculazione edilizia, se la Legge dovesse essere approvata, basteranno 7.500 posti all’aperto o 4.000 al coperto e potranno essere realizzati interi quartieri senza necessariamente dover tener conto della tempistica di specifici eventi sportivi, come appunto i Mondiali o gli Europei, con l’ulteriore possibilità di fare rischiesta di ampliamento o ristrutturazione delle strutture esistenti per migliorarne le prestazioni offrendo servizi aggiuntivi limitrofi alla struttura.

“L’obiettivo è ben altro da quello di migliorare la funzionalità degli stadi italiani  – ha concluso Zanchini -. Ci auguriamo che il Senato fermi questo provvedimento, per tornare a una procedura ordinaria e a prendere in considerazione finalmente i problemi degli impianti sportivi lasciando da parte gli interessi degli speculatori”.