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Legambiente, decarbonizzazione al 2030 possibile riqualificando 900mila abitazioni

Il Superbonus offre ottime opportunità, ma va ristrutturato

(Rinnovabili.it) – E’ stato presentato oggi il quarto Rapporto di Legambiente “Civico 5.0: il diritto di vivere in Classe A”, una fotografia dello stato del patrimonio edilizio italiano in ottica della decarbonizzazione prevista per il 2030. Come gli anni passati, anche questa edizione ha focalizzato l’attenzione sull’edilizia popolare, un aspetto imprescindibile per la rivoluzione energetica.

Il monitoraggio del patrimonio edilizio

Attraverso termografie in grado di rilevare il comportamento termico dei manufatti edilizi, l’associazione ha monitorato 5 Regioni italiane, 7 città e 9 diversi quartieri. Dalla Lombardia alla Sicilia: Corvetto a Milano, dove sono in atto processi di rigenerazione, l’Isolotto a Firenze strutturato dalla seconda metà del ‘900 con attenzione alla progettazione e agli spazi, San Giovanni a Teduccio a Napoli, dove è nata la prima comunità energetica rinnovabile e solidale italiana, il Quarticciolo, Casilino 23 e Villa dei Gordiani a Roma, Villaggio Kennedy a Piazza Armerina, Viale Autonomia a Caltagirone e Via Turati a Caltanisetta, dove gli interventi del gestore ancora faticano ad essere attuati.

Anche quest’anno purtroppo non è emerso un quadro positivo dall’indagine, che ha evidenziato un patrimonio di edilizia popolare vetusto e poco mantenuto. La poca cura delle strutture, gli involucri poco coibentati, le dispersioni degli infissi sono ben lontani dagli obiettivi di decarbonizzazione fissati al 2030.

Patrimonio vetusto e…costoso da mantenere

La pandemia prima ed il caro energia poi non hanno fatto altro che accentuare la situazione già grave. Secondo i dati Arera, nel primo trimestre 2022 si è rilevato un aumento dei costi in bolletta del 131% rispetto all’anno precedente. Con un incremento complessivo per famiglia di quasi 1.000 euro da aprile 2021 a marzo 2022. Nonostante il costo energetico rappresenterà il 20% delle spese complessive di quasi la metà delle famiglie in Edilizia Popolare, ad oggi nessun intervento strutturale è stato messo in campo.

Conoscere i territori, i quartieri e le loro problematicità è il primo passo per la loro transizione: chi si occupa dell’abitare nello spazio pubblico e privato ha una grande responsabilità, quella di ridefinire in maniera strutturale la politica energetica e abitativa di questo Paese, riducendo le asimmetrie e le disuguaglianze fra aree geografiche e persone”, osserva Katiuscia Eroe, responsabile Energia di Legambiente.

I vantaggi della decarbonizzazione

Ormai lo sappiamo: il settore edile è tra i principali responsabili del cambiamento climatico. Secondo le stime di Legambiente per garantire gli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030, dovremmo riqualificare in territorio nazionale ben 93mila condomini a partire da quest’anno. Mentre salgono ad oltre 900 mila gli altri alloggi, quali unifamiliari ed indipendenti. Raggiungere un traguardo di questo tipo in otto anni si ridurrebbero oltre 29,2 mln di tonnellate di CO2 e 14,55 mld di metri cubi di gas fossile, pari al 19,4 % del consumo totale attuale del Paese.

Ma tra i vantaggi non va dimenticata la qualità del vivere. Passando dalla classe G alla Classe A i nuclei familiari abbatterebbero i consumi dell’80%. E ancora tra i vantaggi, l’aumento degli investimenti nel settore degli smart building, con aumento dell’occupazione.

Superbonus? Si ma con alcuni miglioramenti

Secondo Legambiente, il Superbonus è di fatto l’unica politica di efficienza energetica esistente in Italia. Osservando i dati ENEA si capisce che il numero degli interventi è alto, ma ancora non abbastanza da stare in linea con gli obiettivi climatici e sociali. A pesare sono anche in questo caso le diseguaglianze sociali ed economiche, che permettono solo a certe fasce di reddito di sfruttare le detrazioni fiscali lasciando fuori coloro che invece ne avrebbero davvero bisogno.

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Serve una riforma sostanziale del sistema incentivante, che premi le soluzioni più efficaci e corregga le distorsioni. Paradossale che ad esempio, di fronte all’emergenza climatica e al caro bollette, si continui a spingere sulle fossili incentivando le caldaie a gas anziché sostenere le famiglie nell’optare su pompe di calore e pannelli solari”, dichiara il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani. “Così come è necessario semplificare l’accesso agli incentivi, ancora complesso per molte famiglie e piccole imprese: una criticità che lascia margini ad abusi della burocrazia e non garantisce maggiore trasparenza”.

Per l’associazione basterebbero alcune puntuali modifiche per fare del Superbonus lo strumento di efficientamento ideale. Partendo dalla stabilizzazione della misura per evitare speculazioni sui prezzi dei materiali. Occorre poi passare ad un’intensità di aiuto fissa al 110% ad una variabile in base ai taguardi raggiunti. Rapportare i massimali alle superfici interessate dall’intervento. Consentire l’accesso al Superbonus anche agli immobili privi di impianto termico fisso, al momento gli edifici nelle condizioni peggiori. Avviare la progressiva decarbonizzazione del sistema di riscaldamento. Riconoscere un aumento economico dell’aiuto in caso di progetti di rigenerazione urbana e di immobili ad affitto calmierato. Semplificare la burocrazia e creare un fondo di garanzia pubblica. E sostenere la formazione di uffici comunali preposti alla consulenza.

Leggi il rapporto completo qui.

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