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La città d’acqua della Svezia

L'eco-quartiere di Hammarby è uno dei risultati dello sforzo di recupero ambientale di un intero complesso di edilizia sociale

Inizia dalla Svezia il nostro viaggio attraverso gli eco-quartieri d’Europa. Le eccellenze del vecchio continente sono numerose, talvolta nascoste ed altre volte più conosciute, alcune hanno avuto origine da progetti pubblici, altre da richieste concrete dei cittadini, in alcuni casi si sono rivelate dei fallimenti, ma tutti questi esperimenti, hanno contribuito a formare un bagaglio culturale indispensabile per progettare le città ecologiche del futuro.

Se volete vedere come sarà la città del futuro, venite in Svezia, a sud di Stoccolma. In una vasta area di duecento ettari, a pochi minuti dal centro storico, che fino a pochi anni fa ospitava una zona di insediamento industriale, è sorto un elegante e modernissimo quartiere residenziale.  Qui, fra i giunchi delle acque dolci del lago Mälaren e il bosco di querce del parco di Sickla, il Comune di Stoccolma, con un progetto di dimensioni ciclopiche e avvalendosi delle più avanzate tecniche di costruzione, ha eretto Hammarby Sjöstad. “Sjöstad”, che letteralmente significa “città d’acqua”, deve il suo nome non solo al fatto trovarsi sulle rive del lago che bagna la capitale svedese, ma soprattutto perché l’acqua rappresenta la sua principale fonte energetica. L’aspetto più affascinante di Hammarby Sjöstad, infatti, è l‘incredibile sforzo compiuto per ridurre al minimo l’impatto ambientale e rendere il quartiere autosufficiente dal punto di vista energetico grazie allo sfruttamento di fonti pulite e rinnovabili. Biomasse, biogas, pannelli solari, idrogeno e una centrale idroelettrica garantiscono agli oltre 8 mila appartamenti una copertura quasi totale del fabbisogno energetico.

La storia di Hammarby Sjöstad inizia nei primi anni Novanta, quando Stoccolma decide di candidarsi alle Olimpiadi del 2004. Un team di architetti e ingegneri individua nell’ex-area industriale di Hammarby lo spazio ideale per la costruzione del Villaggio olimpico. Già nel progetto originale la caratteristica dominante è l’idea di una architettura eco-compatibile. Stoccolma non ottiene i giochi olimpici, ma il progetto di Hammarby Sjöstad non viene accantonato, anzi è potenziato e riconvertito a uso abitativo.

Ora il piano urbanistico si configura come la maggiore opera edilizia realizzata in Svezia negli ultimi trent’anni. Quando i lavori saranno terminati nel 2012, Hammarby Sjöstad ospiterà 20 mila abitanti e altre 10 mila persone vi si recheranno ogni giorno per lavorare nella zona degli uffici, estesa su una superficie di 200 mila mq. Il costo del progetto ammonta a circa 22 miliardi di euro, di cui 4 spesi per la realizzazione delle infrastrutture.

Una metropolitana leggera collegherà il quartiere al centro della città, mentre una variante stradale lo unirà alla nuova circonvallazione esterna di Stoccolma. Un’imponente biblioteca, un grande centro culturale, asili e scuole renderanno Hammarby Sjöstad una piccola città ideale, priva di barriere architettoniche e abbellita da sculture e fontane di giovani artisti scandinavi.
Ma la vera particolarità di questo nuovo quartiere è rappresentata dal sistema di riciclaggio creato per convertire ogni rifiuto prodotto dagli abitanti in energia pulita pronta da utilizzare.

Tutti gli scarichi domestici sono convogliati in enormi cisterne nel sottosuolo dove, attraverso opportuni trattamenti, i liquami formano biogas immediatamente riutilizzato nelle cucine dei medesimi edifici, mentre i residui solidi vengono successivamente prelevati e trasformati in concime.

Metà degli appartamenti di Hammarby Sjöstad sono dotati di questo tipo di cucine a gas. Anche i rifiuti, opportunamente separati, vengono raccolti in cisterne sotterranee svuotate da enormi aspiratori e avviati al riciclaggio (evitando così antiestetici cassonetti e minimizzando i costi della raccolta). I rifiuti non riciclabili sono invece trasportati nel locale inceneritore. La loro combustione produce calore sufficiente a coprire il 47% del riscaldamento domestico. Il restante 50% viene fornito dalla combustione di olio biologico (16%) e dall’energia idrica prodotta dalle acque di scarico (34%).

L’energia elettrica proviene invece da pannelli solari posti sui tetti degli edifici, in grado di garantire l’illuminazione degli spazi comuni e metà del fabbisogno di acqua calda per uso domestico. Hammarby Sjöstad dispone insomma di un sistema di riciclaggio a circuito chiuso, in cui gli abitanti “contribuiscono” fino al 50 per cento dell’energia necessaria semplicemente producendo rifiuti, mente il restante 50 per cento deriva da altre fonti pulite: pannelli solari, centrali idriche e eoliche.

Nell’estate del 2005 è stata anche inaugurata una stazione di servizio per rifornire le prime auto a idrogeno, già in produzione in questo paese e che si vanno ad aggiungere agli autobus pubblici ecologici, con cui il Comune di Stoccolma sta gradualmente sostituendo i vecchi mezzi di trasporto. ( 160 autobus ad etanolo). Quando i lavori saranno terminati, nel 2012, Hammarby Sjöstad sarà in grado di ospitare più di 20 mila abitanti e altre 10 mila persone vi si recheranno ogni giorno per lavorare nella zona degli uffici.