Tra le sostanze pericolose rilasciate nel terremo sono state trovate tracce di cromo, vanadio, piombo e biocidi
(Rinnovabili.it) – Oltre al cemento ed all’acciaio, il cui peso ambientale è ormai risaputo, esistono dei pericoli nascosti annidati nella stessa malta ed intonaco della facciata. Le piogge persistenti infatti possono causare il dilavamento di alcune sostanze contenute nella composizione chimica di questi materiali, come il piombo, il cromo, il vanadio, o ancora i biocidi per contrastare muffe e funghi. L’acqua piovana che scorre sul muro porta queste sostanze pericolose a defluire nel terreno, causando problemi non irrilevanti nel sottosuolo. Dopo anni di studi, i ricercatori del Fraunhofer, in collaborazione con l’Università Tecnica di Monaco, l’Università RWTH di Aquisgrana e l’Associazione tedesca per sistemi di isolamento, intonaco e malta (VDPM), sono riusciti ad elaborare un modello matematico in tre fasi in grado di creare una previsione accurata delle sostanze rilasciate dall’intonato della facciata. Grazie a questo strumento i progettisti ed i produttori possono identificare le sostanze più pericolose, orientando la produzione a favore di materiali più ecologici e di origine naturale.
Il modello matematico in tre fase
Per oltre un decennio, gli esperti della Fraunhofer IBP hanno condotto prove sul campo per ricercare i processi chimici, fisici e cinetici che si verificano quando le sostanze nocive vengono sottoposte a lisciviazione. Campioni di varie formulazioni di malte o intonaco per facciata sono stati esposti per 18 mesi alle intemperie. Dopo ogni pioggia, il terreno sotto ai campioni è stato sottoposto ad un’analisi chimica di laboratorio per individuare le sostanze presenti e la loro concentrazione. A queste rilevazioni si sono aggiunti dati meteorologici come la quantità e la durata della pioggia, la forza e la direzione del vento e la temperatura. In questo modo è stato possibile realizzare un ampio database con set di dati sulla concentrazione delle sostanze lisciviate, sulle condizioni meteorologiche e sui costituenti dei campioni testati.
“Abbiamo utilizzato questi dati per sviluppare un modello termodinamico a tre stadi”, spiega il dottor Pablo Alberto Vega Garcia, esperto di chimica ecologica e microbiologia presso il dipartimento Ambiente, igiene e tecnologia dei sensori del Fraunhofer IBP. “Nella prima fase misuriamo la quantità di acqua piovana che scorre lungo la facciata. Questo è fondamentale per ottenere risultati accurati, poiché non tutta l’acqua scorre via dalla facciata come una pellicola durante le forti piogge: parte rimbalza sul muro e parte viene assorbita dalla facciata. Qui vengono presi in considerazione anche i dati meteorologici e le proprietà dei materiali. Nella seconda fase, vengono misurate e quantificate le concentrazioni di metalli pesanti nell’acqua che scorre da ciascun campione. In questo frangente si è scoperto che il vanadio, il cromo e il piombo erano sostanze rilevanti poiché apparivano in alte concentrazioni. Infine, nella terza fase segue una valutazione del rischio delle acque sotterranee per stimare la concentrazione in uno specifico punto di conformità”.
Il database viene quindi messo a disposizione dei produttori per creare un modello di ciascun intonaco di facciata e utilizzarlo per valutare le proprietà ambientali di ciascun prodotto.