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Al via la costruzione della “Cattedrale di cartone”

A distanza di un anno dal terremoto che colpì la Nuova Zelanda, l'architetto Shigeru Ban ha ricevuto l'ok per la realizzazione della "Transitional Cathedral", alta 25metri e costruita con tubi di cartone compresso.

(Rinnovabili.it) –  Dopo  quasi un anno dalla sua presentazione la Transitional Cathedral” progettata dall’architetto giapponese Shigeru Ban, per Christchurch in Nuova Zelanda ha finalmente ricevuto il via libera per la costruzione. Ciò che rende speciale la nuova cattedrale è il materiale costruttivo con cui verrà costruita: cartone. Dopo il devastante terremoto che lo scorso anno danneggiò numerose costruzioni della Nuova Zelanda, tra le quali la precedente cattedrale del 19°, le autorità locali decisero di rivolgersi ad uno dei massimi esponenti di costruzioni temporanee, l’architetto giapponese Shigeru Ban, già autore di diversi esempi di architetture destinate a zone colpite da catastrofi naturali, per tentare di restituire nel minor tempo possibile una parvenza di normalità agli abitanti della zona.

Il progetto proposto dall’architetto giapponese Shigeru Ban consiste in una cattedrale interamente costruita in cartone, in grado di ospitare fino a 700 parrocchiani che si innalzerà per 24 metri di altezza grazie ad una struttura interna in acciaio e legno, completata da una serie di tubi di cartone compresso che ne caratterizzeranno anche la copertura.

Un materiale leggero e facilmente assemblabile, nonchè perfettamente riciclabile qual’ora la costruzione dovesse essere smontata, inoltre, nonostante ciò che si potrebbe pensare, la “Cattedrale di Cartone” potrebbe resistere per oltre 20 anni semplicemente mediante una tradizionale manutenzione.

La Cattedrale di Christchurch è solo  uno dei numerosi interventi dell’architetto giapponese, che attraverso la sua grande abilità nell’utilizzare il cartone compresso come materiale da costruzione, è stato in grado di intervenire in tempo reale fornendo alloggi temporanei, anche nel recente terremoto che ha colpito il Giappone, assicurando agli sfollati un’abitazione che nonostante la temporaneità, rispetta standard edilizi assolutamente qualitativi, molto distanti dai freddi container che tristemente caratterizzano le zone abitate post-terremoto.