(Rinnovabili.it) – IRTBBC, questo il nome in codice della Tokyo alternativa, un fax simile della metropoli attuale, ma spostata di 300 miglia. Sembra inconcepibile, ma da tempo il popolo giapponese ci ha abituati a credere a ben altro. Questa la proposta di Hajime Ishii, membro del Partito Democratico, che ha dichiarato sulle pagine del celebre quotidiano Wired: “L’idea è poter avere un back-up, una batteria di ricambio per le funzioni della Nazione”, costruendo un agglomerato urbano con caratteristiche simili alla Tokyo attuale, da poter sfruttare in caso di un ulteriore devastante terremoto.
La città parallela si chiamerebbe dunque IRTBBC – Integrated Resort Tourism, Business Backup City – e sorgerebbe su un’area di 1.200 ettari fuori dall’attuale metropoli sul vecchio aeroporto di Itami Airport, ampiamente superato dai più moderni hub. L’idea del Governo giapponese è quella di garantire la continuità dei servizi anche a fronte di un’eventuale catastrofe naturale, assicurando la costruzione di Ministeri, strutture parlamentari, ma anche uffici, ospedali, parchi nonché aree ricreative, e soprattutto di una serie di servizi energetici indipendenti dalle attuali centrali ed alimentati solo grazie a fonti rinnovabili. Il primo ovvio problema che si evidenzia nell’idea progettuale, è legato al numero di abitati che sarebbe in grado di ospitare: 50.000 abitanti e 200.000 lavoratori provenienti dalla vicina città di Osaka, decisamente troppo piccola per contenere tutti i 13 milioni di cittadini dell’attuale Tokyo. Secondo i pianificatori incaricati del progetto, il costo per l’analisi di fattibilità sul sito si aggira attorno ai 14 milioni di yen, circa 150 mila euro, sottoscritti ed approvati dall’ex Primo Ministro Naoto Kan. Per il momento le caratteristiche del progetto restano nascoste, dichiarando solo la potenziale costruzione di un’altissima torre per uffici e di un accurato sistema di mobilità, indispensabile per i collegamenti con la “vecchia” Tokyo per gli eventuali soccorsi. Surreale e forse eccessivo, il backup di una delle più grandi metropoli del mondo, nonostante punti alle rinnovabili, sembra al quanto improbabile, considerando l’attuale livello di conurbazione in Giappone e più in generale sul nostro pianeta, sembra un atto eccessivamente egoistico nei confronti dell’ambiente.