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I sindaci preoccupati per il caro-prezzi: gare deserte, bisogna abbassare il Superbonus

Secondo Ance 3 bandi su 4 hanno prezzi inadeguati al caro-prezzi e le gare vanno deserte. Per gli Enti Locali la soluzione è abbassare il Superbonus al 90%, richiamando le aziende sui lavori pubblici

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Foto di Hans Braxmeier da Pixabay

Dei 56 materiali monitorati dal Mims, 54 hanno subito un caro-prezzi oltre l’8%

(Rinnovabili.it) – Non sembrano bastare le misure messe in atto dal Governo per fronteggiare il caro-prezzi ed il caro energia, i cantieri restano a rischio e le gare pubbliche sono praticamente deserte.

La denuncia arriva dall’associazione degli Enti Locali, Ali, in occasione del convegno “Allarme Pnrr e investimenti pubblici”, tenutosi a Roma ieri con la presenza di ANCE e del ministro per gli Affari regionali, Maria Stella Gelmini.

Inflazione e caro prezzi rischiano di non far partire i cantieri per la realizzazione del Pnrr”, spiega il Presidente nazionale di Ali e Sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. “Ci sono stati passi avanti nel dialogo con il governo, ma oggi evidenziamo un problema enorme, quello con gli investimenti. I comuni che hanno preso delle risorse hanno cominciato a fare le prime gare e le gare vanno deserte, perché non ci sono le imprese che eseguono i lavori pubblici”.

Secondo la rappresentanza dei Sindaci il problema sono i troppi rischi che si prospettano alle imprese proprio a causa degli aumenti non calcolati dei prezzi.

Perchè le rilevazioni ANCE parlano di numeri preoccupanti: il 75% dei progetti che stanno per essere messi a gara, hanno prezzi non in linea con quelli attuali.

Tenendo conto che dall’inizio del 2021 i costi sono lievitati del 30% circa, l’Ance ha calcolato un impatto sulle opere pubbliche per l’Italia di circa 10 miliardi.

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La soluzione? “Serve un fondo strutturale molto più grande di quello del Dl Aiuti per finire i lavori pubblici”, commenta Ali che propone di prendere 20 mld dal Recovery Plan per evitare lo stop dei cantieri.

Proposta la riduzione del Superbonus

Tra le possibili soluzioni interpretate dall’Associazione degli Enti Locali c’è la riduzione delle percentuali del Superbonus. “L’aumento del costo delle materie prime, fa scappare le imprese perché non vedono margini ma rischi. Il 110 rafforza l’inflazione e diventa l’incentivo per spostare le imprese verso l’ecobonus e non sugli investimenti pubblici”. “Se oggi il 110 diventasse 90 avrebbe lo stesso effetto sull’impresa privata e avremmo imprese per gli investimenti pubblici”.

E intanto il caro materiali aumenta e con lui il prezzo dell’energia e del gasolio, schizzato alle stelle dopo la guerra in Ucraina.